Gabanelli e Riotta. Il vero scontro delle fake news

2 minuti di lettura

La lotta alle fake news divide i grandi nomi del giornalismo italiano.  Da una parte troviamo Milena Gabanelli, ex conduttrice di Report e adesso collaboratrice del Corriere della Sera dove le è stata assegnata proprio una striscia quotidiana contro le bufale del web. Dall’altra, calibri da novanta della nostra informazione come Gianni Riotta e Federico Fubini.

Gabanelli non apprezza il piano lanciato dal ministro dell’interno Marco Minniti che prevede un sistema a disposizione degli utenti per fare segnalazioni e un’unità dedicata alla ricerca delle fonti.  « Se la polizia postale risponde velocemente a un cittadino che chiede se è vero o no che c’è stato un attentato a Canicattì, benissimo. Ma è un po’ esagerato metterla in maniera così pomposa, perché la polizia postale fa questo quotidianamente. La campagna contro le fake news può essere fatta anche senza annunci clamorosi. Più delle false informazioni, mi preoccupano i politici», ha detto in un’intervista al Fatto Quotidiano. In sostanza, si chiede la giornalista che per anni ha condotto la trasmissione d’inchiesta televisiva per eccellenza, chi è a stabilire cosa è catalogabile come fake news? E secondo quali criteri? Serve un bollino di autenticità calato dall’alto? In più occasione la Gabanelli è esposto la sua ricetta contro le false notizie utilizzate per manipolare l’opinione pubblica. «Il tema è quello dell’educazione all’utilizzo dei social e del funzionamento dei motori di ricerca; verificare l’attendibilità di una notizia non è complicatissimo».

Opinione in parziale contrasto, evidentemente, con quelle di altri nomi di primo piano del giornalismo italiano coinvolte nell’altra iniziativa “istituzionale” nata in questi giorni. La Commissione europea ha nominato un Gruppo di alto livello di 39 esperti per la lotta alle notizie false e alla disinformazione online. La mission ufficiale è quella di “contribuire allo sviluppo di una strategia Ue per combattere il fenomeno delle fake news, che sarà presentata nell’aprile 2018

Tra i componenti della squadra europea anti bufale di Internet ci sono anche nomi di italiani. Oltre alla dirigente di Mediaset Gina Nieri e al docente dell’università Bocconi Oreste Pollicino c’è anche Gianni Riotta. Il suo è un curriculum altisonante: già direttore del Tg1 e del Sole 24 Ore, corrispondente da New York per il giornale torinese, L’Espresso, Corriere della Sera, ha collaborato con New York Times, Washington Post, Foreign Policy. Sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari, Riotta ha scritto che «è  la produzione industriale di fake news a inquinare le nostre democrazie». Del Gruppo europeo anti bufale online fa parte anche un altro nome pesante del nostro giornalismo. E’ Federico Fubini, storica firma economica del giornale di Via Solferino dove oggi è inviato, editorialista e vicedirettore ad personam dopo una parentesi a Repubblica (dal giungo 2013 all’inizio della direzione di Luciano Fontana).

Insomma, carriere ed esperienze distanti che portano a diverse definizioni di fake news e di strategie differenti per affrontarle.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

Sci, a Cortina l’addio pazzo di Julia Mancuso vestita da Wonder Woman

Articolo successivo

Elezioni, G. Chiesa scende in campo e sui vaccini: “Azzerare tutto e ripartire”

0  0,00