PD a picco nei sondaggi, Chiara Geloni responsabile del sito online di Mdp analizza con Lo Speciale i motivi di un crollo che sembra annunciarsi senza precedenti. Dalle parti del Nazareno è “allarme rosso”, gli ultimi sondaggi vedono calare ancora il consenso dei Dem accreditati di un 22% e di un numero massimo di 28 collegi sicuri. Anche la popolarità del segretario Matteo Renzi sarebbe in forte calo. Nel Pd sarebbe inoltre scoppiata la guerra fra i big per accaparrarsi i (pochi) collegi sicuri, mentre fa discutere la candidatura a Siena del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan considerando che il Tesoro detiene il 68% delle azioni del Monte dei Paschi. Candidatura che da più parti è stata giudicata “inopportuna” e che per l’economista Claudio Borghi “grida” addirittura “vendetta”.
Geloni, come spiega questa continua perdita di punti da parte del Pd? Quali sono le cause?
“Non mi sorprendono questi sondaggi, la tendenza del Pd è costante da mesi, direi da anni. Anche nelle elezioni amministrative dove è molto facile mascherare i risultati nascondendosi dietro le liste civiche, la tendenza è stata sempre la stessa. La causa mi sembra evidente: quando una malattia non viene curata, si aggrava e nel Pd non hanno mai voluto riconoscere di essere malato. Può darsi che c’entri anche l’emergere di alternative, la proposta di Liberi e Uguali che risulta convincente, anche se poi questo lo capiremo soltanto il 5 marzo. Nella narrazione degli ultimi anni il Pd è stato considerato a lungo senza alternative e questa è stata senza dubbio la peggiore delle illusioni, visto che con l’avvicinarsi delle elezioni gli avversari poi si organizzano. In tutte le democrazie fortunatamente esistono gli avversari”.
Sembra che il crollo peggiore si registri nelle regioni rosse, voi di Liberi e Uguali pensate di riuscire a rioccupare queste aree?
“Attenzione, il Pd perde seggi sicuri nel senso che perde i pochi che gli erano rimasti. In questi anni ha perso città come Potenza, Matera o realtà della Puglia dove aveva sempre vinto. Noi siamo nati per riportare al voto e all’impegno politico persone che negli ultimi anni si sono disinteressate o hanno investito provvisoriamente su altre proposte politiche. Cercheremo di fare leva su un elettorato di centrosinistra, ulivista, che negli ultimi anni non si è più riconosciuto nelle ricette politiche di Renzi e del Pd”.
Chi occuperà nel Pd i collegi cosiddetti sicuri?
“Ai ministri e ai big, la rielezione sarà garantita nei listini plurinominali. Cioè nella quota proporzionale. Ritengo eccessiva questa enfasi sui collegi uninominali, sui duelli e sul sacrificio di chi andrà ad immolarsi in una battaglia incerta e difficile. E’ tutta narrazione. Tutti quelli della classe dirigente che si candideranno nei collegi non sicuri, saranno candidati anche nei listini dove otterranno la riconferma pur con un Pd ridotto al minimo storico. Non dimentichiamo che il 70% dei parlamentari verrà eletto nelle liste plurinominali”.
Padoan candidato a Siena, la città del Monte dei Paschi di cui il Tesoro detiene la maggioranza delle azioni. E’ conflitto di interessi?
“Effettivamente la cosa salta agli occhi, ma l’imbarazzo è tutto del Pd. Saranno loro a dover spiegare agli elettori l’opportunità di questa scelta in campagna elettorale”.
Il M5S continua a crescere nei sondaggi, questo come lo spiega considerando le polemiche che continuano ad investire le amministrazioni pentastellate e le posizioni di Di Maio definite da più parti ondivaghe?
“Temo che la risposta sia proprio qui, nel tentativo costante di delegittimare i 5Stelle. Questo accanimento nel volerli raffigurare come ridicoli, incompetenti, privi di credibilità fino quasi ad evocare crociate contro di loro, temo susciti l’effetto contrario. Non voglio difendere il M5S, né ridimensionare i loro difetti e le loro mancanze amministrative, ma forse certe paginate sono eccessive: questo ancora di più se si pensa che analoghi errori o mancanze da parte di amministrazioni di diverso orientamento politico, vengono trattati con molto meno clamore e attenzione. Si rischia quello che io definisco “l’effetto spelacchio”. Per settimane l’albero è stato al centro di un dibattito internazionale come esempio del malgoverno a 5Stelle, ma la gente anziché indignarsi è corsa a Roma per farsi le foto”.