Berlusconi prima e dopo. Dall’uscita dall’euro agli abbracci con i burocrati

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Silvio Berlusconi ha già vinto. Le elezioni sono lontane ancora poco più di un mese ma l’ex Cavaliere si è ripreso un ruolo centrale in Europa che lo vede come ultimo argine a un governo italiano guidato da partiti populisti e ostili all’Unione europea.

Ieri Berlusconi è andato al Parlamento europeo per incontrare Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue. “La riabilitazione europea è riconquistata. Almeno quella nel suo partito di riferimento, il Ppe. Che ha deciso di riabbracciarlo e di dare il suo «appoggio chiarissimo» a Forza Italia, come spiega il segretario generale del Ppe, Antonio Lopez”, riassume Marco Bresolin sulla Stampa.  E dopo la riabilitazione della stampa straniera arriva quella dell’establishment del Ppe. 

L’ex presidente del Consiglio ha fatto di tutto per accreditarsi come “garante” del centrodestra e per ottenere il risultato sembra essere disposto a mettere da parte la critiche che gli sono piovute addosso negli anni passati. E’ una pace fredda quella tra i grandi notabili dei popolari europei e Forza Italia con i suoi big che in vista del voto del 4 marzo continuano a rispolverare l’arma del complotto ordito dall’Europa per far cadere il governo Berlusconi nel 2011 per portare a Palazzo Chigi l’esecutivo tecnico di Mario Monti.

Ma è acqua passata ed è lo stesso Berlusconi ha dettare la nuova linea. «L’Europa è molto, molto preoccupata di una vittoria dei populisti e spera che Berlusconi e Forza Italia siano l’argine alla conquista del potere da parte dei grillini», ha detto all’Arena, ospite di Massimo Giletti. Sembrano lontanissimi i tempi in cui i leader europei non risparmiavano le critiche all’ex premier. Con Berlusconi pronto a dipingere l’Unione europea come ostile all’Italia.

 

Le reazioni eccitate e fuori luogo di alcuni politici europei e di alcuni quotidiani stranieri alla notizia di un mio impegno rinnovato nella politica italiana risultano offensive non tanto nei miei confronti personali, quanto per la libertà di scelta degli italiani», dichiarava Berlusconi per le elezioni del 2013.

Approfittando del caos Brexit Berlusconi lanciava stoccate a Bruxelles: «La decisione del popolo britannico conferma le ragioni del grido d’allarme che per primi avevamo lanciato fin dal 2011, nell’incomprensione generale, sul progressivo distacco fra questa Unione Europea e le ragioni, gli interessi, le passioni dei popoli che la compongono».

Nel libro Morire di austerità Lorenzo Bini Smaghi, ex board della Bce, scrisse che nel 2011 Berlusconi aveva «ventilato in colloqui privati con i governi di altri Paesi della zona euro l’ipotesi di una uscita dalla moneta unica». Secondo altre ricostruzioni, non si sarebbe limitato a «ventilare» l’ipotesi, ma avrebbe addirittura avviato, in quel periodo, le trattative in sede europea per abbandonare la moneta unica. A rivelarlo fu Hans-Werner Sinn, presidente dell’istituto di ricerca congiunturale tedesco, Ifo-Institut, durante il convegno economico Fuehrungstreffen Wirtschaft 2013 organizzato a Berlino dal quotidiano Sueddeutsche Zeitung. Ricostruzione che è  stata successivamente smentita da esponente di Forza Italia.

Tutt’altro registro rispetto alle parole da europeista convinto pronunciate nel corso dell’ultima visita a Bruxelles: ««L’Europa che ci ha dato 70 anni di pace, l’Europa delle frontiere aperte, l’Europa imprescindibile ed «essenziale». Tanto basta per sancire lo scambio tra il leader di Forza Italia e gli altri leader europei del centrodestra.

 

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