di Amedeo Giustini
La Flat Tax , definita anche tassazione unica o piatta, è il pezzo forte del programma del Centrodestra. Certo ballano 8 punti percentuali che non sono pochi tra chi come la Lega la vorrebbe al 15% e chi, come Forza Italia, la vorrebbe al 23%.
Sarà un altro motivo per discutere una volta vinte le elezioni, ma prima di litigare bisognerebbe leggersi l’art. 53 della Costituzione italiana che recita: ” Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Il termine progressività legato al sistema tributario significa che deve essere contrassegnato da un continuo e graduale incremento delle aliquote irpef. E’ presumibile che bisognerà modificare l’articolo 53 prima di varare questa riforma fiscale attraverso i dettami dell’articolo 138 che prevede che il Parlamento si esprima su una legge costituzionale con quattro votazioni ( due per il Senato e due per la Camera).
La prima votazione nei due rami del Parlamento sarà a maggioranza semplice, mentre nella seconda votazione è richiesta la maggioranza assoluta per dar corso ad un procedimento referendario di tipo confermativo, oppure la maggioranza dei 2/3 dei componenti che eviterebbe il referendum.
Una riforma che sarebbe progressiva al contrario. Più si guadagna e più si risparmia.
Si rischia, quindi, di fare una riforma fiscale che verrebbe subito impugnata e la Corte costituzionale sarebbe poi chiamata ad esprimersi sulla sua legittimità costituzionale. La Flat tax comunque premierebbe i redditi alti e in una società in cui vi è una concentrazione della ricchezza in mano a poche persone bisognerebbe esercitare politiche redistributive. Incentivare l’ apertura di nuove aziende e imprese familiari.
Inoltre questo provvedimento rischia di arenarsi sulla sostenibilità finanziaria, il costo sarebbe molto elevato, circa 65 miliardi di euro per una flac tax al 23%.
Mancano le coperture finanziarie anche se si sostiene che si allargherebbe la base imponibile per via di evasori ed elusori che rientrerebbero nella legalità mentre non si fa mistero che , in una prima fase, assisteremmo ad una serie di condoni fiscali, un altro schiaffo in pieno viso agli onesti il cui modus vivendi non è premiante ma mortificante e si spera ad un’accelerazione della ripresa economica che possa aumentare le entrate fiscali.
Un vero e proprio salto nel buio che non prevede un’eventuale stagnazione della crescita e che non prevede l’aumento in atto del costo del petrolio e una riduzione del quantitative easing da parte della Banca centrale europea, ossia una riduzione degli acquisti dei titoli pubblici che provocherebbe un aumento dei tassi d’interesse sul debito pubblico italiano, oggi ai minimi storici.
Un programma elettorale per un partito politico o per una coalizione dovrebbe essere un vero e proprio patto con gli elettori. I punti programmatici dovrebbero essere chiari e ogni riforma dovrebbe avere puntuali coperture finanziarie purtroppo non sta avvenendo e rimangono solo promesse non suffragate da fatti concreti.
In questo caso una riforma fiscale così rivoluzionaria dovrebbe chiarire anche che fine faranno le attuali deduzioni e detrazioni e un chiarimento è dovuto anche nel quadro dell’IVA e delle attuali aliquote. Spesso capita che con una mano ti danno e con l’ altra ti tolgono e di questa classe politica fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.