Sergio Pirozzi è ufficialmente indagato. Il sindaco di Amatrice e candidato presidente della Regione Lazio alle prossime elezioni, è stato raggiunto da un avviso di garanzia legato al terremoto che ha colpito la sua città. Un reato grave su cui si sta indagando, che va a contestualizzarsi tra un evento naturale disastroso, quale il terremoto di Amatrice, e il ruolo del sindaco.
La magistratura farà il proprio lavoro e le indagini il loro corso ma una cosa è certa: il popolo è sicuramente capace di distinguere un avviso di garanzia per tangenti o per associazione a delinquere da un provvedimento che scaturisce dall’esercizio del proprio mandato di sindaco. Questo provvedimento, da alcuni definito intempestivo, non scalfisce la figura di Sergio Pirozzi e l’ immagine di un sindaco che è stato vicino alla sua comunità in un momento difficilissimo e drammatico.
Il suo carattere apparentemente rude ma pragmatico, la sua umanità e l’ essere al fianco degli ultimi, lo ha elevato a simbolo del “Basso”, ossia dei cittadini con i loro problemi e degli amministratori locali abbandonati nel risolverli.
In queste elezioni regionali la figura di Pirozzi sfida l’ “Alto”, la politica autoreferenziale e i partiti tradizionali che amano calare le proprie decisioni e candidature dalle loro segrete stanze. La lista civica dello Scarpone vuole dare un calcio alla vecchia e cattiva politica, vuole risollevare dalla mortificazione e riconsegnare dignità ai tanti amanti della politica cittadina. Consiglieri comunali, assessori, sindaci e semplici cittadini che si vogliono ribellare ai vecchi riti della politica.
Ecco cosa dichiarò nell’ultima intervista concessa a Lo Speciale il sindaco di Amatrice.
Questo processo di rigetto è nato qualche anno fa quando molte liste civiche hanno stracciato i partiti tradizionali nelle elezioni amministrative facendo eleggere migliaia di consiglieri comunali e centinaia di sindaci.
Non è Pirozzi che ha spaccato il Centro destra ma è stata la mancanza di democrazia diretta, come le primarie tanto enunciate e inserite negli statuti di partito (leggi statuto di FdI) ma abbandonate. Non credo che il sindaco di Amatrice si sarebbe sottratto a competere in un confronto democratico dove i cittadini avrebbero potuto scegliere il loro candidato ideale alla presidenza della Regione Lazio.
Purtroppo il Centro destra ha ripercorso gli antichi errori del passato facendo credere che un Patto del Nazareno 2.0 abbia condizionato le scelte della Regione Lazio; Stefano Parisi rischia di rappresentare il vecchio e desueto modo di interpretare la politica.
Amedeo Giustini