Firenze, Nardella condanna migranti violenti. Scomunica radical chic

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Il sindaco di Firenze Dario Nardella condanna le violenze di un gruppo di immigrati e i radical chic condannano lui. Incredibile ma vero. Non si possomo più nemmeno criticare i migranti che compiono atti vandalici, come se il diverso colore della pelle debba per forza costituire un’attenuante, sempre e comunque.

Ma andiamo per ordine. Tutto è partito dall’omicidio di Idy Dienec un venditore ambulante di origini senagalese ucciso con colpi di arma da fuoco da uno squilibrato sul ponte Vespucci. La vittima era un immigrato regolare con permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura di Pisa.

La comunità senegalese, giustamente indignata per l’omicidio del connazionale, è scesa in piazza insieme a tanti fiorentini che hanno inteso mostrare piena solidarietà ai migranti residenti e ai familiari della vittima. Ai senegalesi amici di Idy avrebbe dato soprattutto fastidio il fatto che l’omicida sia stato dichiarato “pazzo” e che per gli inquirenti avrebbe agito senza un preciso movente.

Secondo quanto riportato dagli organi di stampa, durante il corteo sarebbero stato compiuti diversi atti vandalici, come per esempio l’abbattimento di alcune recinzioni di cantieri, il danneggiamento di fioriere e motorini, il rovesciamento di alcuni cassonetti e altri episodi censurabili, contenuti dalla presenza delle forze dell’ordine.

Il sindaco Nardella ha scritto:  “Comprendiamo il dolore della comunità senegalese ma la protesta violenta di questa sera in centro è inaccettabile. I violenti, di qualsiasi provenienza, vanno affidati alla giustizia”.

Una dichiarazione del tutto doverosa visto che, sebbene la rabbia dei senegalesi possa essere perfettamente comprensibile, non può comunque offrire copertura o giustificazione a certi atti di vandalismo.

Eppure basta farsi un giro sui social per accorgersi di come l’intervento di Nardella abbia dato fastidio ai radical chic in servizio permanente effettivo, quelli pronti sempre a giustificare, o peggio ad assolvere a priori gli stranieri ogni volta che commettono violenze.

“La civiltà finisce quando la vita di un uomo ha lo stesso valore di due fioriere spaccate” scrive un utente twitter come se qualcuno, in primis Nardella, avesse lasciato ipotizzare un’assurdità simile.

Un altro aggiunge: “Una fioriera messa sullo stesso piano di un essere umano, reo di essere nero. #Nardella sei un miserabile. #Firenze”.

Un altro ancora: “Scusate ma anche quel tale che è uscito per spararsi in testa e poi invece ha optato per l’uccisione di un giovane a #Firenze, è anche lui un negro dei barconi tutto terrorista spacciatore e cannibale, vero?
Ah no? Vabbè, l’importante è che non ci rompiate le fioriere”.

Per finire: “A che livello di miseria umana e politica siamo arrivati. Impressionante”. 

Dunque legittimo devastare, sfasciare, distruggere, in nome di un sacrosanto diritto alla rabbia che sembra valere soltanto per i migranti. Perché, stranamente, quando ad essere vittime delle violenze degli stranieri sono per esempio cittadini italiani o ragazze italiane stuprate, guai a scendere in piazza per protestare contro l’immigrazione incontrollata. Si diventa tutti automaticamente razzisti e xenofobi.

In questo caso Nardella non avrebbe dovuto nemmeno permettersi di prendere le distanze da certi comportamenti violenti. In fondo chi se ne frega di quattro fioriere spaccate. Per caso le paga il contribuente?

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