Bankitalia: calo nascite, immigrazione aiuta. Tre “risposte motori”

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Bankitalia, nascite e immigrazione – Continua un lento e progressivo mutamento strutturale della popolazione italiana più anziana che sta superando quella più giovane, soprattutto dalla fine degli anni Ottanta, fino a divenire pari al 165 per cento della popolazione tra 0- 14 anni nel 2017.

Bankitalia ha previsto le prospettive per il prossimo cinquantennio e ha avvertito che un quarto della popolazione in età da lavoro sarà costituita nel 2061 da cittadini stranieri. Lo studio conferma quindi il dato di cui sopra, aggiungendo che l’età media della popolazione salirà di oltre 5 anni tra il 2017 e il 2061, passando da 44,9 a 50,2. La quota di popolazione in età da lavoro ha raggiunto un massimo del 70 per cento all’inizio degli anni ’90; negli ultimi venticinque anni ha cominciato a flettere e, sulla base delle previsioni, continuerà a ridursi nel prossimo cinquantennio fino a scendere sotto il minimo storico (59 per cento registrato nel 1911) dopo il 2031.

Se non ci fossero residenti con cittadinanza straniera, spiega lo studio, nel 2061 la quota di popolazione in età 15-64 anni sul totale della popolazione, prevista pari al 55 per cento, scenderebbe a poco più del 40 per cento.  Significa un’Italia ancora più penalizzata. Secondo i tre studiosi di via Nazionale, soltanto “risposte comportamentali e modifiche istituzionali potranno mitigare le conseguenze economiche negative di una popolazione più anziana, controbilanciando la tendenza alla riduzione della forza lavoro”. E tre sono le direzioni da prendere: “L’allungamento della vita lavorativa, l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro e l’evoluzione nella dotazione di capitale umano della forza lavoro”.

Oggi, come ieri”, sottolineano i tre ricercatori della Banca d’Italia, “la maggior parte dei migranti è rappresentata da individui in età lavorativa” e “i paesi che ricevono i flussi migratori vedono aumentare quindi la quota di popolazione in età lavorativa e ridursi il dependency ratio della popolazione più anziana. Inoltre”, aggiunge lo studio, “le migrazioni, modificando il tasso medio di fertilità, possono avere un ulteriore impatto (ritardato) su dimensione e struttura per eta’ della popolazione”.

Particolarmente importante secondo lo studio è risultato il contributo dei migranti alla crescita del Pil nel decennio 2001- 2011: la crescita cumulata è stata positiva per 2,3 punti percentuali mentre sarebbe risultata negativa e pari a -4,4 per cento senza l’immigrazione. Il Pil pro capite senza la componente straniera avrebbe subito nel decennio 2001-2011 un calo del 3 per cento, invece del -1,9 per effettivamente registrato. Ancora significativo e’ risultato il contributo della popolazione straniera per l’ultimo quinquennio, quello della della crisi: la flessione del Pil pro capite (-4,8 per cento) sarebbe stata nello scenario controfattuale di assenza della popolazione straniera più severa (-7,4 per cento).

Se volessimo rimediare al dato negativo della demografia, in modo da mantenere il reddito reale pro capite sui livelli attuali, la produttività dovrebbe crescere a un ritmo dello 0,3 per cento all’anno.

Lo studio sottolinea poi che “l’effetto meccanico delle dinamiche demografiche determinerebbe in 45 anni un calo del Pil del 24,4 per cento rispetto ai livelli del 2016 e del 16,2 per cento in termini pro capite (-0,4 medio annuo), a parità di altre condizioni”.

E se si azzerassero i flussi migratori futuri e gli stranieri già residenti in Italia fossero tanti quanti i nativi italiani? “Il livello del Pil aggregato risulterebbe dimezzato con un calo del 50 per cento. Il livello del reddito pro capite nel 2061 risulterebbe inferiore di un terzo rispetto al livello del 2016. Per compensare la diminuzione del reddito pro capite, la produttività dovrebbe crescere allo 0,64 per cento all’anno.

Insomma come prospettiva c’è anche quella di andare in pensione a 69 ann per ridurre di sette punti percentuali la flessione del Pil pro capite in base all’evoluzione demografica sull’orizzonte 2016-2061.

La morale, preparasi “a dare la vita” per un’economia sana.

 

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