Bus in fiamme, Tonelli (Lega): “Atac e Casamonica, così Roma è in ginocchio”

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Due autobus Atac hanno preso fuoco a Roma nelle ultime ore, uno nella centralissima via del Tritone in pieno giorno. C’è chi grida al sabotaggio evidenziando come dall’inizio dell’anno siano stati oltre una decina i mezzi che si sono incendiati. Lo Speciale ha chiesto un commento a Gianni Tonelli, parlamentare della Lega e fino a poche settimane fa segretario generale del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia). In Via del Tritone ieri un autobus della linea 63 dell’Atac, l’azienda dei trasporti pubblici della capitale, ha preso improvvisamente fuoco. Secondo alcuni testimoni si sarebbe sentita una forte esplosione e successivamente una colonna di fumo che si è alzata nell’aria. In base alla prima ricostruzione, all’origine dell’incendio vi sarebbe stato un corto circuito nell’impianto elettrico del mezzo. Sempre ieri un altro bus adibito al servizio scolastico è andato a fuoco in periferia in via Castelporziano.

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Tonelli, due bus Atac prendono fuoco lo stesso giorno. Dall’inizio dell’anno oltre una decina si sarebbero incendiati. Ritiene credibile l’ipotesi di un sabotaggio ai mezzi come per altro qualcuno ha adombrato nelle ultime ore?

“Lo vedo molto improbabile. Non ho elementi per confermarlo o smentirlo. Dovranno essere fatte delle indagini per appurare tutto ciò. La prima cosa che mi viene in mente è la vetustà di quei mezzi e una manutenzione molto carente. Sappiamo tutti che la macchina capitolina è molto complessa. Non mi sembra che l’Amministrazione Raggi stia rispondendo in modo adeguato. Più che di sabotaggio parlerei di incuria. Poi ci saranno delle indagini. Se davvero c’è il sospetto di un sabotaggio, gli inquirenti indagheranno anche in quella direzione”.

Che l’Atac sia al collasso finanziario è cosa nota, ma c’è chi vede troppe coincidenze dietro tutti questi improvvisi incidenti. Qualcuno esagerando evoca anche la “strategia della tensione” contro l’Amministrazione Raggi. Solo fantascienza?

“La cosa va approfondita, questo non c’è dubbio, ma non si possono muovere certe accuse senza avere elementi, soltanto sulla base di dietrologie politiche. Da poliziotto dico che non si può procedere per astrazioni. Poi se si devono prendere in considerazione tutte le ipotesi possibili ed immaginabili lo si può anche fare, ma ciò che contano sono le prove. Personalmente ho l’impressione che sia tutto un problema di mancata manutenzione, ma posso anche sbagliare”.

A Parigi c’è l’Isis, a Roma c’è l’Atac. E’ il commento ironico di molti utenti di fronte alle immagini sconvolgenti del bus che ha preso fuoco ieri in via del Tritone e che sembrava avere i contorni di un attentato. Il terrorismo insomma ritorna sempre?

“Questo è evidente, ma sulla scarsa manutenzione dei mezzi Atac c’è già un’ampia letteratura. E’ chiaro che di fronte ad ogni evento negativo, anche incidentale, siamo portati immediatamente a collegare tutto alla minaccia terroristica. Anche ieri era inevitabile che il primo pensiero andasse in quella direzione, di fronte ad un’esplosione e ad un incendio di quelle proporzioni, per giunta in una via centrale di Roma a pochi passi dai palazzi delle istituzioni. La paura del terrorismo ci sta condizionando e ci condizionerà ancora a lungo. Anche se credo che a Roma, prima che porsi il problema del terrorismo, sia prioritario porsi quello della criminalità, come dimostra anche la vicenda del raid del clan Casamonica in quel bar”.

Anche lei ci ha visto una sfida allo Stato?

“E’ evidente, ma se anche a Roma sono possibili certe scorribande da parte di gruppi criminali è anche colpa del taglio dell’organico di Polizia. Nella Capitale c’è una volante ogni 150 mila abitanti, quindi come si può parlare di controllo del territorio in queste condizioni? Su Roma mancano migliaia di agenti, fatto questo che rende ancora più arroganti questi malivitosi che agiscono nella convinzione di restare impuniti di fronte ad uno Stato che in quelle zone sembra sempre più assente”.

Però gli aggressori della disabile che hanno poi devastato il locale sono stati arrestati e la Procura ha contestato loro anche l’aggravante mafiosa. Questa non è una risposta forte dello Stato?

“Purtroppo troppo spesso andiamo alla ricerca di accuse esemplari per colmare i vuoti della macchina della sicurezza e della giustizia. Personalmente non so se sussista davvero l’aggravante mafiosa, ma ho come l’impressione che sia un modo come un altro per far passare come emergenza ciò che invece potrebbe essere contrastato con le leggi ordinarie, mettendo le forze di Polizia nelle condizioni di poter ripristinare l’autorità dello Stato sul territorio”. 

 

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