Prima fu il Fronte Repubblicano di Carlo Calenda, poi la lista senza simboli per le Europee di Boldrini, ora la proposta di Cuperlo, che parte dal rifiuto della tesi di Roberto Giachetti e chiede di resettare il partito prima.
Ma andiamo per ordine.
L’ex candidato sindaco di Roma, pensa che i tempi del congresso dovrebbero essere legati alla necessità di individuare un candidato vincente e per questo ha aperto alla caccia al nome, chiedendo di posticipare l’appuntamento assembleare. Tra i personaggi più gettonati nel partito c’è Graziano Delrio, che però pare non voglia cedere al pressing dei renziano: “Vai con la seconda domanda”, scherza lui con i giornalisti che ieri gli chiedevano se avesse deciso di assumersi l’onere e l’onore di guidare il Partito Democratico. Ed Emanuele Fiano però aveva insistito: “Delrio può rappresentare valori e principi molto vicini a quelli di Renzi e molto vicini a un pezzo largo della sinistra italiana”.
Come sempre, il Pd però non appare compatto. E in un’intervista al Manifesto è Cuperlo a dire che l’opinione di Giachetti non lo convince “per due motivi. Il primo è che al Pd un congresso di verità serve come l’ossigeno ma se lo gestiamo come una conta finiamo inseguiti dai nostri iscritti. Dopo quanto è avvenuto nessuno ha le virtù del redentore. Serve altro”.
Proseguendo invece, si focalizza su altri punti ritenuti da lui prioritari: “Bisogna ripensare il progetto. Il 4 marzo si è consumata la peggiore sconfitta della sinistra anticipata per altro dal risultato rimosso del referendum costituzionale. Solo immaginare che dopo una valanga del genere basti tinteggiare le pareti è un’illusione. È cambiato tutto. Dieci anni fa, quando il Pd è nato, eravamo immersi in un sistema a due poli con il maggioritario. Oggi i poli sono tre e il parlamento si elegge con un sistema di fatto proporzionale. Mettici le conseguenze della crisi sulla classe media, l’impoverimento più esteso del dopoguerra e l’impatto dell’economia digitale sulla società dei lavori. Il punto non è aspettare che passi la nottata. Il tema è se qualcuno ha in mente una novità di linea, classe dirigente e concezione del potere dopo la gelata che ha bruciato il vecchio raccolto”.
Non sembrarlo seguirlo il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ha annunciato la propria candidatura al congresso del Pd da tempo e l’ex ministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che ha già tutto pronto per il suo ‘Fronte Repubblicano’, anche i soldati.
Chi vincerà alla fine?