“Stazione di Bologna, 2 Agosto 1980, ore 10,25. 85 morti e 200 feriti, i locali erano super affollati di persone a quell’ora che sarebbero partite per le vacanze, ma fu fatto esplodere un ordigno contenuto in una valigia abbandonata.
Una strage sanguinosa e cruenta, tra le più drammatiche della storia della Repubblica italiana.
Una strage fascista? Terrorismo nero? Ancora non è chiaro.
Il 23 novembre del 1995 dopo anni di indagini e di depistaggi, la Cassazione condannò in via definitiva all’ergastolo i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro come esecutori dell’attentato cui si aggiunse nel 2007 anche un altro ex esponente dei NAR Luigi Ciavardini detto Gengis Khan, condannato a trent’anni di reclusione.
Una verità processuale scritta con tanto di sentenza definitiva, che però non ha chiarito mandanti e soprattutto non ha disciolto alcune ombre. Infatti da poco è stato aperto un altro filone d’inchiesta, di quelli che vanno sotto il titolo “follow the money”. La Procura generale di Bologna ha avviato una rogatoria in Svizzera per verificare dei movimenti per diversi milioni di dollari che, prima dell’eccidio, sarebbero partiti da un conto bancario elvetico aperto e riconducibile al maestro venerabile della Loggia P2 Licio Gelli. A chi andavano quei soldi? Erano destinati in favore di personaggi appartenenti ai più discussi ambienti dei Servizi segreti, scrivono i più grandi quotidiani.
Detto questo, Fioravanti e Mambro si sono sempre dichiarati innocenti mentre invece hanno ammesso la loro responsabilità in altri omicidi a sfondo terroristico.
L’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga all’epoca dei fatti Presidente del Consiglio dei ministri dichiarò di essersi sbagliato a definire di matrice fascista la strage di Bologna e di essere stato tratto in inganno dai servizi segreti.
L’identificazione della matrice fascista infatti impedì di seguire altre piste. Tante ipotesi, tanti teoremi, nessuna certezza.
Autorevoli intellettuali, anche di sinistra e dell’estrema sinistra, in lotta anche loro allora contro i gruppi neo fascisti, sono più volti scesi in campo sostenendo l’innocenza di Fioravanti e Mambro e mettendo in dubbio la verità processuale.
Una delle voci più critiche è quella del giornalista Andrea Colombo, ex militante di Potere Operaio ed ex parlamentare di Rifondazione Comunista, si è chiesto in un libro come possono essere i NAR gli autori della strage nel momento in cui proprio Fioravanti e altri camerati, sono teorici della “rivoluzione da destra”, una rivoluzione da realizzare sì con la lotta armata, ma sul modello delle Brigate Rosse.
La verità processuale è sostenuta però dall’Associazione dei Familiari delle vittime che continua a difenderla.
Come ogni anno, l’anniversario della strage diventa l’occasione per nuove dichiarazioni e polemiche.
Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha commentato così la sua presenza alle commemorazioni: “Il messaggio è che lo Stato c’è, ci deve essere al 100% e non come spesso è accaduto in questi 30 anni”. Ma la collega Giulia Sarti ha sottolineato: “Sappiamo che fu una strage fascista, ma non conosciamo ancora i mandati”.
Per la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, che ha aperto la seduta odierna dell’aula e invitando poi a osservare un minuto di silenzio, on è il giorno delle polemiche: “(…) le Istituzioni hanno il dovere di fare in modo che il tempo non sia passato invano. E non solo per impedire il ripetersi di gesti così folli, ma anche per lenire il dolore con tutto ciò che si ha a disposizione. Non ci possono essere zone d’ombra, a partire dalla ricerca di tutti i colpevoli, di tutte le connivenze – ha aggiunto –. Questa non è, non può e non deve essere l’occasione per polemiche di alcun tipo; oggi è il giorno in cui dobbiamo onorare le vittime, le loro storie, le loro vite”.
Ma lo dice il Presidente della Repubblica stesso: “Le sentenze hanno anche individuato complicità e gravissimi depistaggi. Ancora restano zone d’ombra da illuminare”.