“Il disastro di Genova deve essere per noi come azionisti un monito perenne, anche se terribile e per sempre angoscioso nei nostri cuori”. Ha deciso di parlare al Corriere della Sera, Gilberto Benetton, nella prima intervista dal giorno del disastro del ponte Morandi il 14 agosto scorso.
Già avevamo avuto le scuse per il silenzio di quei giorni che seguirono il disastro (le diede il responsabile di Autostrade in una conferenza stampa. Disse Castellucci: Autostrade “non è riuscita a far percepire” la propria vicinanza nel dramma del ponte di Genova e di questo “mi scuso”), un silenzio da parte della famiglia che la gente non capì. Lo spiega oggi lui svelando cosa hanno provato in quelle ore concitate: “Dalle nostre parti – afferma – il silenzio è considerato segno di rispetto. Edizione, la nostra holding, ha parlato meno di 48 ore dopo la tragedia, a voce bassa è vero, perché la discrezione fa parte della nostra cultura”.
Autostrade però, dice “ha comunicato con parole chiare e inequivocabili un pensiero di cordoglio alle famiglie delle vittime e la propria vicinanza ai feriti e a tutti coloro che sono stati coinvolti in questo disastro. Con altrettanta fermezza – prosegue – abbiamo dichiarato che verrà fatto tutto ciò che è in nostro potere per favorire l’accertamento della verità e delle responsabilità dell’accaduto. Forse non siamo stati sentiti”.
Sulla riconferma del vertice, Gilberto Benetton spiega: “Conosco il presidente Fabio Cerchiai da molti anni e in lui ho la massima stima e fiducia, come sono sempre stato convinto della serietà, della competenza e dell’eccellenza del management di Autostrade e di Atlantia. Non a caso quest’ultima è diventata un player mondiale, rispettata in Italia e all’estero, in una pluralità di settori oltre a quello autostradale, dando lavoro a migliaia di persone e divenendo un riferimento a livello internazionale. Detto questo, ripeto quello che abbiamo dichiarato nell’immediatezza del tragico evento di Genova, ovvero che siamo certi della totale volontà di collaborazione con le Istituzioni e le autorità preposte da parte della società operativa Autostrade per l’Italia, il che significa assoluta trasparenza e completa assunzione delle responsabilità che venissero accertate, quando lo fossero”.
Dunque tutti saldi al loro posto i vertici? “Se nel caso di Autostrade sono stati commessi degli errori – aggiunge – , quando si sarà accertato compiutamente l’accaduto verranno prese le decisioni che sarà giusto prendere“ promette Benetton che ricorda la fase dell’acquisto di Autostrade parlando della “difficoltà di creare una cordata di imprenditori a guida italiana che volessero rilevarle”.
E sulla concessione acquistata? Come andò? Benetton non si tira indietro e spiega cosa accadde:
“L’asta richiedeva di rilevare il 30% di Autostrade, noi di Edizione volevamo il 4% e finimmo per prenderne il 18 perché oltre ai soci che condivisero con noi quel progetto – Fondazione Crt, Generali, Unicredit, Abertis e Brisa – non si fece vivo nessun altro. Nessuno”.
Ora sarà la magistratura ad avere l’ultima parola.