Appello alla Lega. Visto che il vicepremier Matteo Salvini è legittimamente attento (e i fatti governativi lo hanno ampiamente dimostrato) a problematiche come l’immigrazione, la sicurezza, il “primato degli italiani”, perché non approfondisce un altro tema, altrettanto importante, che passa sulla pelle delle persone, di altri lavoratori, che può essere sintetizzato nello slogan “prima gli italiani (anche giornalisti)”, e che ha a che fare con la libertà di pensiero, di opinione, linfa fondamentale della democrazia?
Martedì prossimo la Commissione Bilancio della Camera discuterà una risoluzione di maggioranza, inserita nella nota di accompagnamento al Def, in cui impegna il governo ad un graduale azzeramento a partire dal 2019, del contributo del Fondo per il pluralismo, quota del Dipartimento informazione editoria.
Un’iniziativa liberticida e ingiusta, che rischia di trasformarsi in un autentico boomerang. Primo, il taglio ai fondi dei giornali, non rientra nel contratto, base costitutiva del governo Conte e dell’accordo Lega-5Stelle. Secondo, non combatterà il giornalismo assistito favorendo il libero mercato dell’editoria, ma al contrario, lascerà spazio unicamente ai più forti.
Salvini lo spieghi a Di Maio.
Questa decisione ucciderà le voci libere, centinaia di testate indipendenti, che occupano numerosissimi giornalisti e che hanno bisogno di quei contributi per sopravvivere e far vivere tante famiglie; ucciderà cooperative che danno lavoro a piccole redazioni, molto spesso unite proprio dall’essere politicamente e culturalmente scorrette.
Se il tema, tanto dibattuto, sono ad esempio, le fake news che i grillini considerano il grimaldello della casta per reprimere le contro-verità, è questa la soluzione? Eliminare i piccoli, togliendo loro i finanziamenti pubblici, per far restare sul campo soltanto “gli odiati” grandi gruppi editoriali, che però continuano e continueranno a beneficiare di altre facilitazioni, come gli sgravi sulle spese telefoniche, le spese postali, i collegamenti Internet e l’Iva?
L’appello a Salvini è proprio all’insegna di questa libertà: perché ritenerla risoluzione di maggioranza? Anche la Lega condivide questa scaletta dei grillini che, colti dall’ansia di racimolare soldi per il reddito di cittadinanza, cancellano il diritto alla sopravvivenza della carta stampata?
Inoltre, tale scelta produrrà tutta una serie di effetti a cascata, altrettanto sbagliati: il fondo per il pluralismo dell’informazione attualmente è un fondo unico che ogni anno deve essere ripartito in parti uguali tra Ministero Industria e Sviluppo economico (per i contributi a radio e tv locali) e Dipartimento editoria della Presidenza del Consiglio (per la carta stampata). La mozione chiede l’azzeramento solo della seconda parte, lasciando in vita i contributi a radio e tv locali gestite (a differenza della carta stampata) da imprenditori privati e non da cooperative ed enti morali non profit.
Quindi, nella prospettiva peggiore, godranno del finanziamento solo tv locali e radio? Oltre al danno anche la beffa.