Battisti tra amici, complici, speculatori e vittime dei Nap. Ecco chi sono

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C’è la verità, l’ideologia e l’uso politico della realtà. Distinguiamo, per favore e non sovrapponiamo le tre cose.
La verità è che Cesare Battisti è stato un assassino e per questo deve pagare, secondo la nostra legge. Non esistono giustificazioni di sorta. Né hanno senso le attuali polemiche legate alle difficoltà legali e via dicendo.

Andatelo a dire alle vittime delle sue bravate, ai figli che ancora oggi piangono i padri uccisi per le rapine dei Nuclei Armati Proletari per il Comunismo, vera struttura parallela alle Br, cerniera tra l’antagonismo sociale di sinistra e certi movimenti intellettuali e politici, sempre della sinistra extraparlamentare, i cosiddetti gruppettari.

Andatelo a dire alla famiglia Mattei, bruciata viva a Primavalle, strage compiuta dagli amici di Battisti (Lollo e Grillo, anche loro fuggiaschi in Sud-America), e attribuita allora, addirittura a beghe interne al Msi, sempre nel nome di quella manipolazione antifascista, che per decenni ha alterato tutto. Una manipolazione mai morta e sempre pronta a riemergere. Evidentemente l’ideologia (o ciò che resta nel profondo torbido di molte coscienze), è ancora molto forte, e si annida nei meccanismi di interpretazione, fornendo ai “professionisti della Verità”, continui alibi e continui pretesti per deformare l’opinione pubblica.

L’ideologia, infatti, ci spinge in un altro campo. Gli anni Settanta, gli anni di piombo, la strategia della tensione, gli opposti estremismi, le “stragi” di Stato, le cui bombe, per alcuni, sono state messe da extraparlamentari manovrati ed eterodiretti da istituzioni deviate (apparati precisi dei servizi), massoneria, sono e saranno a lungo, l’occasione per un grande dibattito, una riflessione profonda su quel periodo, che non avrà mai fine. Purtroppo non si capiranno e scopriranno mai, né i manovratori, i burattinai, né le vittime, gli strumentalizzati, più o meno coscienti.

Qui, ogni teoria, ogni ricostruzione è valida e nessuna è esaustiva. Gladio, il pericolo del comunismo, l’Europa di Yalta, la Dc, l’azione di Andreotti, i finti o reali golpe, il guadagno politico, cioè la stabilizzazione del potere, usando lo scontro tra antifascismo e anticomunismo, spingendo i giovani all’odio generazionale etc. Quale sarà l’analisi giusta? Nessuno può dirlo.

Ma una cosa è certa: fu una guerra e Br, Nar e molti altri, sono stati i soldati di questa guerra; uccidevano, rapinavano per foraggiare la loro lotta armata. Avevano e vivevano una doppia morale. Il bene e il male, la vita e la morte, a seconda dell’appartenenza, dell’amico e del nemico. E lo status di soldati, ad esempio, è stato riconosciuto anche dallo stesso Cossiga, nell’ultima parte della sua vita. Cesare Battisti come il patriota risorgimentale Cesare Battisti? L’accostamento è un po’ forte. Il primo ha fatto l’Italia, il secondo voleva disfarla dal sistema borghese e capitalista, servo degli Usa.

Meritavano un’amnistia? Forse, ma a patto del pentimento e della dissociazione. Pentimento e dissociazione che Battisti e compagni, non hanno mai comunicato, né concepito. Si sono limitati a parlare di diversa fase storica.
E arriviamo all’uso politico della realtà. Questo è il male, e questo è veramente pericoloso. Ha a che vedere con la falsificazione del presente e con la perdita della memoria del passato.
Battisti e i suoi, hanno goduto di solidarietà proletarie, molto efficienti e importanti, che prima sono servite a farli evadere dal carcere, poi a legittimarli come perseguitati politici (in Francia, grazie alla generosità di Mitterrand, con la sua legge, che ne ha garantito l’immunità rispetto alle pene comminate dagli altri Stati); infine a favorirne il cambio dell’identità: tutte vittime della repressione e tutti intellettuali, eroi per salotti radical-chic e progressisti, che in Francia hanno avuto sempre la loro capitale internazionalista comunista e cosmopolita liberal e radical.

E quasi tutti hanno scritto libri. Chi, come Toni Negri, è tornato in Italia, partecipando alla nuova politica (i radicali lo hanno messo in lista, evitandogli il carcere, si legga immunità parlamentare); chi come Cesare Battisti e non solo, si è “trasferito” in Sud-America, continuando a fare l’esule, intellettuale, furbo e ribelle. Grazie alla versione guevarista e castrista delle sue idee, rappresentate dai suoi amici boliviani, venezuelani, brasiliani.
Adesso la storia sembra finita. Da noi sconterà il carcere. Ma la sua vicenda è e sarà, l’occasione per la riproposizione della stessa battaglia di sempre.

Salvini sta usando la vicenda per depistare gli italiani dalle prime ambiguità, incompetenze e frizioni reali del suo governo. Dai numeri che prima o poi sarebbero arrivati. Non si può vivere e speculare di soli annunci. La sinistra, dal canto suo, perpetua la strategia della giustificazione e della redenzione cristiana degli ex terroristi, decenni dopo gli “errori”. Per Ferrero, ex segretario di Rifondazione comunista, si tratta di un “depistaggio di massa, il vero problema sono i ricchi. Siamo alla produzione teatrale continua di fuochi artificiali per cercare di far sì che la gente non pensi ai problemi veri”.

Pietro Mutti, ex membro di Prima Linea, l’uomo che aiutò Battisti ad evadere dal carcere di Frosinone, è convinto che Battisti uscirà legalmente anche dal nuovo carcere italiano, per motivi di salute o grazie a qualche magistrato ex sinistra anni Settanta. E continuerà a fare i soldi con i libri, come Curcio, leader della Br, invitato in blasonate conferenze stampa e convegni (pure universitari) dalla sinistra (o centri sociali) di oggi.
Emblematico il silenzio assordante di Saviano, guru del moralismo di sinistra, che a suo tempo firmò un appello di solidarietà verso Battisti, e che oggi pare non esprimersi.

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