Quello che non si può concepire, è il gioco al massacro che la sinistra mediatica e politica ha messo in atto, subito dopo la mancata strage dei bambini di San Donato.
Da una parte, ha tentato di collegare l’atto dell’uomo (tra il terrorismo e la follia) al clima di odio “sovranista” e di fatto “primatista” (stile Nuova Zelanda), che c’è guarda caso, da quando Salvini è ministro e ha chiuso i porti all’immigrazione selvaggia e al business delle Ong.
Dall’altra, ha scoperto improvvisamente il valore della sicurezza e della prevenzione. Come da proposte di legge di due parlamentari dem.
Andiamo per ordine: l’italianizzato Osseynou Sy, di provenienza francese e origini senegalesi (un vero e proprio cittadino del mondo al contrario), secondo le ricostruzioni degli inquirenti, era già stato condannato per molestie nei confronti di un minore e guida in stato di ebrezza; come faceva ad essere su quell’autobus ed avere la responsabilità di tanti bambini? Chi ha permesso di farlo, a partire dal gestore dell’azienda di trasporto?
E non è solo questione di regole e leggi, come chiedono il Pd, Leu, e compagnia cantando, che solo adesso si sono accorti dell’emergenza drammatica che si vive nelle nostre strade e nelle nostre città; e si sono accorti dell’opacità e ambiguità di certe assunzioni lavorative, specialmente quelle che riguardano ambiti delicati (come la scuola, la guida di mezzi pubblici).
Il tema è più profondo e sottintende il cardine della nostra società, almeno come intendiamo organizzarla e con quali valori condivisi.
La tragedia sfiorata sulla Paullese a San Donato dimostra inequivocabilmente il fallimento non solo di un’integrazione auspicata dalla sinistra, che non ha pensato minimamente al dato culturale, limitandosi all’integrazione sociale e giuridica: trovare un posto di lavoro o rispettare le leggi non è sufficiente. Primo, perché le leggi non vengono rispettate; secondo, perché l’integrazione culturale è la premessa e la condizione fondamentale per il resto.
E questo lavoro non è stato mai fatto: avrebbe evidenziato elementi di incompatibilità tra culture e religioni (ad esempio, l’Islam), che avrebbero fatto crollare tutto il castello dell’accoglienza mistica progressista (il mito cosmopolita del mondo come patria unica). E un’integrazione mal riuscita e mal gestita, produce inesorabilmente devianza e criminalità. Da qui la reazione degli italiani contro ogni straniero. Riassumendo: la mancata strage del folle, non è dovuta a Salvini, alle sue politiche e alle sue parole, ma al disagio creato dall’utopia globalista della sinistra. E allo scontro tra poveri e caste.
E poi, un avvertimento: lo ius soli non può funzionare. Osseynou Sy ha ottenuto la cittadinanza italiana grazie a un matrimonio (ovviamente finito), ma dimostra che accoglienza (che deve essere sostenibile, tarata alle capacità di assorbimento dello Stato, in termini di strutture logistiche, case, lavoro, sanità), e cittadinanza sono due cose totalmente diverse. La cittadinanza implica un percorso virtuoso, volontario, di condivisione della cultura, della lingua, dei valori di fondo della società che ospita.
Un percorso, a partire pure dalla fedina penale pulita, che Osseynou Sy, sembra chiaro, non ha fatto.