“In questi giorni non si trova roba. Gli spacciatori sono chiaramente scomparsi. I rifornimenti sono chiaramente bloccati. Zero fumo, erba, coca, eroina. I tossicodipendenti ma anche chi ne fa un uso abituale, anche solo ludico, stanno subendo contraccolpi fisici e psichici notevoli. I medici sono surclassati da richieste di aiuto. Tra le tante cose che questa pandemia ci fa capire è il valore dell’antiproibizionismo, e che il proibizionismo ha anche degli effetti sociali devastanti”. Lo scrive in un post Facebook lo scrittore Christian Raimo, assessore alla Cultura del III Municipio di Roma evidenziando come, le misure restrittive imposte dal governo per contenere l’epidemia da coronavirus, stiano provocando seri danni ai consumatori abituali di droga.
Un commento che naturalmente ha provocato forti reazioni. Abbiamo chiesto un parere in merito allo psichiatra Alessandro Meluzzi che ci ha detto. “E’un dato di fatto come negli ultimi tempi si sia creato un mercato parallelo della droga in mano alla mafia nigeriana con un notevole abbattimento dei costi con l’ obiettivo di aumentare il numero dei tossicodipendenti. Più la merce è accessibile e più naturalmente aumenta il consumo. Questo ovviamente ha dato vita ad una follia collettiva di cui oggi si stanno vedendo le conseguenze”.
Quindi ha ragione Raimo? La colpa è del proibizionismo?
“Assolutamente no, il tossicodipendente va disintossicato, non gli va data la droga per farlo star meglio. E’ proprio qui la premessa sbagliata. Può darsi pure che oggi esista effettivamente un problema legato al reperimento della droga, Ma se devo dirla tutta la cosa non mi turba affatto. E anzi, penso che stare in astinenza non potrà che fargli bene”.