Ennesimo caso di femminicidio. Una donna di 73 anni, Caterina D’Andrea assicuratrice in pensione, è stata uccisa domenica pomeriggio nella sua abitazione dal marito Piero Bergantino di 76 anni assicuratore anche lui, che il giorno successivo è andato dal suo legale di fiducia raccontando quanto era avvenuto per poi costituirsi. La dinamica non è del tutto chiara. Repubblica riferisce che l’uomo si sarebbe giustificato così davanti agli inquirenti: “Il primo colpo l’ho sparato per caso. Poi un secondo colpo perché soffriva”. E poi ancora: “L’ho colpita ma non volevo. Allora ho visto che stava soffrendo, perché è stato un colpo devastante. Ero in stato confusionale e allora ho sparato un secondo colpo. Ma prima non stavamo bisticciando”. La dinamica però non convince del tutto gli investigatori che ritengono possa esserci stata una lite alla base del folle gesto, anche se tutti i conoscenti, figlia compresa, parlano di una coppia apparentemente serena. E quello che molti si chiedono è come mai l’uomo sia rimasto tutte quelle ore in casa con il cadavere della moglie a ragionare sul da fare. Ne abbiamo parlato con la criminologa Roberta Bruzzone.
Che idea si è fatta di questa vicenda?
“Guardi, non ho seguito il caso, sinceramente ne so poco. Da quel che ho letto in queste ore sembrerebbe trattarsi di un omicidio volontario. Se è vero, come è riportato sui giornali, che avrebbe sparato il secondo colpo dopo aver ferito la moglie senza volerlo come dice lui, lo scenario si fa ancora più agghiacciante”.
Tralasciando la dinamica dell’omicidio che non è ancora chiara, come spiegare il fatto che l’uomo è rimasto tante ore con il cadavere della moglie in casa per poi andare a raccontare tutto al suo avvocato?
“Non è una scelta così strana, nel momento in cui ha deciso di confessare l’omicidio ha preferito consultarsi prima con un legale per avere un consiglio su come comportarsi. Questo dimostra che forse non aveva nemmeno in animo di andarsi effettivamente a costituire. E’ ovvio che il legale ha fatto la cosa più logica, ovvero quella di accompagnarlo in Questura a confessare il delitto. Evidentemente si è concesso una giornata per elaborare ciò che aveva fatto e per mettere a punto come agire”.
E’ credibile la versione fornita dall’uomo e riportata da Repubblica? Quella cioè dello sparo partito accidentalmente che avrebbe ferito gravemente la moglie e del secondo colpo sparato per non farla soffrire?
“La cosa non sta in piedi sinceramente, non si uccide una persona perché sta soffrendo dopo che gli si è sparato una prima volta. Mi sembra un omicidio volontario aggravato e per certi aspetti anche ben studiato. Il fatto che poi il marito si sia recato dall’avvocato prima di costituirsi, è da collegare probabilmente alla volontà di elaborare una versione il più possibile coerente con la finalità di ridimensionare la gravità di quanto commesso. Nel momento in cui si spara ad una persona, involontariamente o per errore, la prima cosa che si fa è chiamare i soccorsi perché possa essere salvata, non la si finisce perché sta soffrendo. Stiamo parlando di un essere umano, non di una bestia ferita che non può essere curata”.
Il fatto che il marito pare sia rimasto a vegliare il cadavere della moglie e non si è tolto la vita come avvenuto in tanti casi analoghi, può essere considerata un’ulteriore prova dell’effettiva volontà di uccidere la donna? Ovvero del fatto che non c’è rimorso alcuno per ciò che si è fatto?
“Mi pare evidente, anche perché se davvero il primo colpo non era indirizzato ad uccidere la moglie, perché non chiamare i soccorsi per tentare di salvarla? Penso invece molto più credibile che ci fosse la piena volontà di uccidere e che il secondo colpo sia stato sparato perché il primo non era andato a buon fine. Non è vero comunque che tutti quelli che uccidono la moglie poi effettivamente si suicidano, molti non lo hanno fatto, soprattutto se l’omicidio è stato commesso lucidamente”.
A sentire conoscenti, amici, parenti e persino la figlia la coppia sembrava non avere problemi. Che può essere accaduto?
“Questo dovranno appurarlo le indagini perché francamente formulare delle ipotesi senza avere degli elementi concreti mi sembra molto difficile. Per uccidere una persona con una pistola un movente deve esserci per forza. Siamo di fronte ad un omicidio premeditato? Non mi pare il caso, considerando che sembra commesso in maniera molto pasticciata. Un’altra possibile ipotesi è che forse fra i due non vi fosse affatto questo rapporto così idilliaco e che l’omicidio possa essere conseguenza di una lite scoppiata quel giorno. Lasciamo lavorare gli inquirenti. Ma c’è un altro aspetto da considerare”
Ossia?
“Perché l’uomo stava maneggiando un’arma se non c’era un’ effettiva condizione d’allarme? Detenere una pistola non autorizza chi ce l’ha a maneggiarla tanto per passatempo. In genere un’arma si maneggia per essere pulita, ma in questo caso ci sono tutta una serie di passaggi preventivi necessari a far sì che non possa sparare durante le operazioni di ripulitura. Nel momento in cui la si usa in assenza di un’aggressione, allora viene il legittimo sospetto che si voglia colpire la persona che è in casa con noi”.
Sembra che l’uomo tenesse la pistola sotto il cuscino per timore dei ladri e che muovendola involontariamente sia partito il colpo ferendo la moglie che dormiva accanto. Così avrebbe riferito agli inquirenti.
“Mettiamo pure che sia andata davvero così. In ogni caso, ammesso che il primo colpo sia partito accidentalmente, non si può giustificare il secondo con la necessità di non far soffrire la persona colpita. Se sarà confermata la versione dell’uomo, in ogni caso si tratterà di omicidio volontario perché una persona ferita di norma si soccorre, non si abbatte come un animale. Neanche un medico avrebbe potuto autorizzare una cosa del genere, pur se la vittima fosse stata comunque spacciata. Il ritardo nel costituirsi è dunque legato secondo me alla necessità di studiare una versione in grado di ridurre al massimo la gravità di ciò che si è commesso. Non dimentichi che il marito rischia l’ergastolo. Ora aspettiamo le indagini per capire meglio i contorni della vicenda, ma mi pare ci siano pochi dubbi sulla volontà omicidiaria dell’uomo, al di là delle giustificazioni più o meno credibili che vorrà fornire”.