Ora gli euro-fideistici si preoccupano per il futuro di una Ue che non rischia di implodere per i sovranismi, ma per gli scandali. Pensatori, commentatori, esperti, stanno scrivendo articoli su articoli per tentare di governare una tempesta, arrivata all’improvviso, che si annuncia lunga e pesante. Un’inchiesta destinata ad allargarsi; la punta di un iceberg, un po’ come accadde per Tangentopoli.
E la tecnica di comunicazione orchestrata dalla sinistra nazionale ed internazionale è sempre uguale. Studiata, prevista, consolidata, ben oliata.
Prima si relativizza il caso, poi lo si ascrive alla singola corruzione e devianza delle persone coinvolte, negando il dato sistemico e strutturale; infine, ci si dichiara parte lesa, come ha fatto Letta, cercando di passare da vittima.
In tv e su ogni giornale, specialmente quelli del “partito unico mediatico” (Corriere della sera, Repubblica, la Stampa) è tutto un richiamo alla trasparenza. A quella superiorità morale che se viene scalfita, crolla il castello.
Diamo una notizia: il castello si è sgretolato da un pezzo. Bruxelles tanto rigido nel pretendere coerenza dagli altri, tanto inflessibile nel giudicare la moralità, il tasso di Stato di diritto di alcuni suoi Stati membri, come l’Ungheria e la Polonia (si legga omogeneità al modello laicista Ue), ma tanto distratto e assente su operazioni opache che coinvolgono direttamente i suoi rapporti internazionali, le mazzette in contanti (senza moneta elettronica), e il ruolo di certe Ong.
E’ chiaro che siamo di fronte ad una drammatica e grottesca eterogenesi dei fini. Un caso specifico che produrrà un sicuro effetto-domino: diritti civili che vengono difesi ovunque quando conviene e a costo zero (ad esempio, contro l’Iran), e vengono sotterrati quando non conviene o conviene solo economicamente (i soldi del Qatar).
Perché, infatti, tutto doveva filare liscio: il campionato di calcio, l’enfasi sportiva, gli inginocchiamenti arcobaleno, i 7.000 operai morti per costruire gli stadi, di cui la maggior parte sarà demolita.
Un’Europa da decenni lontana parente del sogno dei padri fondatori, e ridotta nel tempo a dispensare regole su come si mangia, sui vaccini (pure qui, un altro business gestito o eterodiretto da famigliari dei vertici apicali Ue); ridotta a bocciare le manovre che non sono scritte da lei, e ostaggio delle 14mila lobby che comprano parlamentari e vendono interessi.
Pensiamo veramente che gli otto arresti dell’inchiesta belga per le tangenti dal Qatar e dal Marocco (magari un giorno si dirà che oltre alle coperture politiche per attenuare l’emergenza dei diritti civili violati nel piccolo regno arabo, pure le vittorie sul campo dei marocchini sono rientrate negli effetti delle medesime pressioni); inchiesta che ha colpito politici e assistenti del parlamento di Bruxelles, siano gli unici provvedimenti dell’autorità giudiziaria? Pensiamo veramente che lo scandalo si limiti al milione e mezzo di euro risultato della somma complessiva delle presunte tangenti ricevute da Eva Kaili e dall’ex eurodeputato del Pd Panzeri?
Una brutta vicenda che dà un colpo mortale non solo alla superiorità etica della Ue, ma anche a quella della sinistra.
Panzeri (la politica), Giorgi (assistente, faccendiere), Mamedov (consigliere politico), Tarabella (vicepresidente della delegazione per i rapporti con la penisola arabica), Figà Talamanca (Segretario Ong “No peace without justice”, fondata dalla Bonino), sono le foto di un album inquietante, che rappresenta perfettamente, tra arrestati, sospettati e persone che hanno subìto perquisizioni, il Pantheon della sinistra, il professionismo dell’umanità, i mestieranti del bene, la mistica dei diritti civili e dell’accoglienza.