Papa Francesco, Landini e Alemanno: quella strana triade nel nome della pace

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Il 2022 purtroppo sarà ricordato come l’anno della guerra in Ucraina con tutte le conseguenze nefaste che ne sono derivate.

Per la prima volta è come sparita dal lessico della comunicazione la parola diplomazia, come se il negoziato e i tentativi di pace fossero un qualcosa di talmente astratto da non meritare di essere presi minimamente in considerazione.

Grande assente sul fronte diplomatico è stata soprattutto l’Europa che è sembrata sin da subito interessata ad essere parte attiva nel conflitto al fianco degli Stati Uniti e della Nato contro la Russia, invece di intavolare trattative di pace per evitare una guerra alle proprie porte. Si è spesa immediatamente con l’applicazione delle sanzioni e con l’invio di armi, senza tentare un negoziato e lasciando questa responsabilità alla sola Turchia di Erdogan.

L’Italia non è stata da meno. Sia con il governo Draghi, che con il successivo governo Meloni, la musica è rimasta la stessa, ovvero seguire la Nato sull’invio delle armi all’Ucraina, le sanzioni e lo scontro frontale con la Russia, che soprattutto con Draghi a Palazzo Chigi ha raggiunto livelli di altissima tensione.

Poche voci si sono alzate in favore della pace e della ripresa dei negoziati, e negli ultimi giorni dell’anno si sono create delle strane alleanze come quella fra Papa Francesco, il segretario della Cgil Maurizio Landini e l’ex sindaco di Roma ed esponente storico della destra Gianni Alemanno.

Il pontefice è stato l’unico in tutti questi mesi ad invocare il cessate il fuoco e a farsi promotore di tentativi di pace. Il Vaticano si è più volte offerto come mediatore e Bergoglio ha espresso il proposito se necessario di recarsi sia a Mosca che a Kiev pur di agevolare il dialogo. Francesco è stato più volte criticato per quella che è apparsa agli occhi dell’Occidente come una posizione di neutralità, per non aver mai attaccato pubblicamente Putin e la Russia, pur avendo comunque sempre condannato l’aggressione all’Ucraina. Il papa ha sempre mostrato rispetto tanto per il popolo russo che quello ucraino. Ha destato scandalo la decisione di far portare la croce durante la Via Crucis del venerdì santo al Colosseo ad una madre russa e ad una madre ucraina, come simbolo del dolore di tutte le madri che hanno i propri figli al fronte, e per tutta risposta sul Vaticano è piovuta l’accusa di ambiguità, di non sostenere l’Ucraina, non condannando con fermezza Putin. Ma si può favorire la pace se ci si schiera pregiudizialmente da una parte contro l’altra? Si può essere mediatori credibili se si è schierati?

Francesco ha pregato e pianto più volte per le sorti drammatiche dell’Ucraina ma è stato sempre consapevole del fatto che armare la parte aggredita, se può essere sicuramente utile a fini difensivi (e questo il papa non lo ha mai negato), non può esserlo nell’ottica della pace. Perché per far finire la guerra occorre che riparta il negoziato, e il negoziato non ci sarà fin quando non ci saranno garanzie di sicurezza da ambo le parti.

Su questa strada il papa ha incontrato il segretario della Cgil Maurizio Landini che ha mobilitato la piazza del sindacato per chiedere la riapertura dei canali diplomatici al grido di “la guerra non si ferma con la guerra”, ossia inviando le armi”. “Bisogna fermare la guerra, chiedere l’intervento dell’Onu, che sia presente al tavolo delle trattative. La strada non è l’invio delle armi, ma il ricorso alla massima diplomazia. Questa guerra folle voluta da Putin sta determinando una situazione disastrosa. – ha detto Landini – Non solo noi esprimiamo la nostra solidarietà al popolo ucraino e al suo diritto alla resistenza, ma vogliamo ribadire che non vogliamo che il conflitto diventi una guerra nucleare. Quindi è il momento di scendere in piazza e di chiedere a tutti gli Stati, a partire dall’Europa ma non solo, che si torni a discutere”. L’Europa, ovvero l’unico attore che in questa vicenda si è mostrato più latitante di tutti cosa aspetta a prendere in mano l’azione diplomatica? Forse perché deve tutelare gli interessi altrui, in questo caso degli Usa a scapito dei propri?

Nella grande manifestazione di novembre Landini ha chiesto “che ci sia un cessate il fuoco, che si apra un negoziato e che si arrivi a una vera conferenza di pace come fu fatta nel 1973 ad Helsinki e come del resto il nostro presidente della Repubblica invoca da tempo”. Il segretario della Cgil ha poi aggiunto: “Condividiamo anche molto i messaggi lanciati da Papa Francesco”

Papa Francesco in questi mesi è diventato il simbolo del “pacifismo dimenticato”, visto che la parola pace è stata costantemente emarginata; come se di fronte ad uno come Putin non vi possa essere alcuna possibilità di dialogo, ma soltanto la necessità di colpirlo con le armi e abbatterlo con la forza. Del resto, da quando è iniziato il conflitto, Putin è stato sistematicamente paragonato ad Hitler e anche ciò non è stato casuale: il tutto rientra infatti in una precisa strategia comunicativa tesa ad inculcare nell’opinione pubblica la convinzione che il presidente russo sia un pericolo per l’umanità come lo fu Hitler, un pericolo quindi da eliminare a tutti i costi. Nonostante siano note a tutti le condizioni che hanno portato al conflitto e che hanno origine proprio nel tentativo della Nato di espandersi fino alla porte di Mosca attraverso l’Ucraina.

Se dunque Landini scende in piazza per dimostrare che esiste una sinistra che crede ancora nelle armi della diplomazia e non è disposta a morire per gli interessi della Nato, a destra c’è chi ha sentito il bisogno di rimarcare che la pace non è un tema patrimonio della sinistra e che sbaglia il governo Meloni a seguire la stessa strategia del precedente.

E’ il caso dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno che il 18 dicembre scorso è sceso in piazza San Pietro con il comitato “Fermare la guerra” per sostenere papa Francesco: “Siamo venuti in piazza San Pietro all’Angelus di Papa Francesco con uno striscione con la scritta `Tregua di Natale in Ucraina´, per ringraziare il Santo Padre, l’unica voce autorevole che si è levata nel mondo per fermare la guerra in Ucraina. Tanti italiani inoltre sono in disaccordo con l’invio delle armi”. Una presa di posizione quella di Alemanno che chiaramente è in contrasto con la linea del governo Meloni. Infatti la premier, diversamente dagli alleati Berlusconi e Salvini, si è subito attestata su posizioni rigorosamente filo atlantiste, diventando da questo punto di vista la più convinta sostenitrice dell’azione dell’ex governo Draghi, sostenendo ogni posizione della Nato, dicendosi favorevole ad armare l’Ucraina e a sostenere senza se e senza ma il governo di Zelensky. Ma esiste ancora una destra in Italia che pur senza essere filo russa, non è disposta a morire di filo atlantismo o a disconoscere per ragioni di convenienza politica ed elettorale le responsabilità degli americani, e dell’amministrazione Biden in particolare, nell’escalation del conflitto. Alemanno era stato del resto categorico anche in un’intervista al quotidiano della Cei Avvenire: “Il governo Meloni è un traguardo storico, ma sulla guerra deve rivedere le sue posizioni”. E anche l’ex sindaco capitolino ha tenuto ad evidenziare il ruolo di papa Francesco, unico leader mondiale a spendersi per la pace e ad aver avuto il coraggio di affermare che la guerra è stata anche provocata “dall’abbaiare della Nato alle porte di Mosca”.

Destra e sinistra dunque unite con il papa e con parte del mondo cattolico, alla ricerca di ciò che sarebbe anche superfluo chiedere; ovvero un’azione diplomatica che finalmente consenta a Russia e Ucraina di sedersi intorno ad un tavolo e definire i termini di una pace stabile e duratura: che naturalmente dovrà garantire da un lato l’integrità e la sovranità dell’Ucraina, ma al tempo stesso riconoscere che esistono delle popolazioni russofone che non vogliono stare con Kiev, e magari anche il diritto della Russia a non essere circondata dalla Nato.

Ma mai come in questa guerra si è percepito da parte di tutte le forze politiche, di destra, di sinistra e di centro, l’analogo tentativo di apparire più atlantisti e anti russi degli altri. E anche chi come il M5S ha provato a smarcarsi lo ha fatto in maniera poco convincente e a tratti molto contraddittoria. Per questo non c’è da stupirsi se in questo 2022 anche personaggi agli antipodi come Landini e Alemanno possano essersi ritrovati dalla stessa parte, a condividere le stesse preoccupazioni, e ad affidarsi alla massima autorità religiosa come ultima speranza di salvezza per il mondo, come unico leader mondiale credibile nel campo della pace. E’ proprio il caso di dire: “meno male che papa Francesco c’è”.

 

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