Cattura Matteo Messina Denaro. Scommettiamo che non parlerà? Ecco perché

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Vogliamo scommettere che Matteo Messina Denaro non parlerà? La sua cattura, come quella di Totò Riina, si presta, infatti, a due letture: da un lato, come ovvio che sia, l’effetto vincente del “modello-Dalla Chiesa” (il lavoro certosino sulle informazioni e intercettazioni), il trionfo di quel pezzo di Stato, pulito, efficiente, a cominciare dai Carabinieri, che lotta veramente contro la criminalità organizzata; dall’altro, il tramonto di un boss forse senza più poteri (è stato definito l’ultimo capo di Cosa Nostra, ma in realtà non era l’erede vero di Provenzano), o che li ha già delegati a qualcun altro.

Un arresto, senza i clamori delle manette, (già esposto a qualche critica sul modo gentile con cui i Ros l’hanno accompagnato alla vettura), che collima col sospetto (la denuncia di Saviano e non solo) che tutti sapessero molto bene dove stava. Insomma, il dubbio che si sia fatto prendere, o che almeno, ci sia stata una certa coincidenza di interessi “alti”. Qualcuno afferma che in ballo ci sarebbe uno scambio di favori in atto tra mondi opachi e istituzioni deviate su l’ergastolo ostativo o l’uscita di qualche pezzo eccellente tra un po’. Solo illazioni, congetture?
Matteo Messina Denaro, custode dei segreti più scottanti della prima Repubblica (il famoso patto Stato-mafia, il papello, la borsa di Borsellino) non parlerà perché conviene. Conviene a lui per non passare da traditore e conviene allo Stato perché uscirebbero fuori nomi, ambienti, collusioni e parallelismi inquietanti.

La versione che esista un mondo deviato (servizi, massoneria etc) e uno Stato monolitico, granitico, unito, è sbagliata. Ci sono anelli intermedi insospettabili, complicità consolidate, abili giochi delle parti e strategie ciniche (si è visto con Aldo Moro). Dalle istituzioni alla società: quella borghesia, come ha ricordato il procuratore Maurizio De Lucia, che ha coperto l’anonimato trentennale di Matteo Messina Denaro.

Del resto, la Sicilia è una zona tradizionalmente e storicamente esposta. Chi ha permesso e garantito lo sbarco anglo-americano in Sicilia che ha dato il via alla liberazione dell’Italia? Un accordo sotterraneo tra mafia e servizi internazionali. Chi c’era realmente dietro il bandito Giuliano e l’operazione di affrancare la Sicilia dall’Italia? Chi c’era dietro le grandi operazioni finanziarie e bancarie che hanno avuto anche nell’isola il loro centro? Ricordiamo che da Pisciotta a Sindona il caffè avvelenato in carcere è sempre pronto, per impedire rivelazioni scottanti.
Su cosa indagava Falcone? Cosa aveva scoperto Borsellino? Per tutto questo siamo convinti che il boss catturato lunedì non parlerà.

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