Da Trump a Biden: la maledizione dei documenti

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E’ un vero e proprio scandalo quello in cui si è ritrovata la Casa Bianca, a causa dei documenti classificati ritrovati sia in un ex ufficio di Biden che nella sua residenza personale a Wilmington, nel Delaware.

I file in questione risalgono all’amministrazione Obama, quando Biden era vicepresidente e sono di carattere fortemente sensibile, tanto da essere classificati come top secret.

Come è noto, in concomitanza con l’Espionage Act e il Presidential Records Act, ogni presidente e vicepresidente, alla fine del mandato, ha l’obbligo di depositare tutti i documenti top secret presso l’Archivio di Stato e non di certo tenerli per sè.

Alla luce dei fatti, il Dipartimento di Giustizia ha dovuto necessariamente nominare un procuratore speciale, Robert Hur, per indagare sulla vicenda. Come è intuibile, il caso ha suscitato forti polemiche e numerose congetture, inasprendo ancor di più l’asse democratico-repubblicano. Difatti l’ala repubblicana si è espressa chiaramente sull’episodio, attuando un parallelismo con il caso Trump.

In questo senso, anche nella Villa in Florida dell’ex comandante in capo statunitense furono ritrovati materiali sensibili di circa 100 pagine. E’ bene dire però che Ad  avviso della fazione pro-Trump del Grand Old Party, la casistica che vede coinvolto Biden sarebbe di gran lunga più grave.

E’ senz’altro complesso e di certo prematuro decretare chi tra l’ex presidente e quello attuale abbia agito in maniera più adeguata, senza prima ottenere una risoluzione  da parte delle istituzioni giudiziarie. Nonostante ciò è tangibile come le due dinamiche siano politicamente simili, tanto da presentare gli stessi schemi.

La loro diversità risiede nell’ambito giudiziario. Difatti mentre l’inquilino ha consegnato alle autorità competenti il materiale riservato, Trump rischia due incriminazioni: ostruzione alla giustizia per aver intenzionalmente ritardato la consegna di proprietà governative e per gestione indebita di segreti del governo. La questione, in attesa della decisione del DOJ, resta ovviamente aperta.

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