Era un po’ che, complice le condizioni da pugile suonato a bordo ring della Capitale, non assistevamo a un bel confronto tra Roma e Milano. L’occasione per il nuovo incontro è offerta da un campione straniero, quella Lufthansa che, dopo anni di tentativi, è davvero sul punto di prendere il controllo di Ita e quindi della parte più pregiata del traffico aereo italiano.
L’offerta, di appena 350 milioni di euro, dovrebbe consentire al vettore tedesco di mettere le mani sul 40% del capitale della nostra ex compagnia di bandiera. Risultato auspicato a Roma e invece temutissimo all’ombra della madonnina; vediamo perché.
La risposta sta tutta nell’aeroporto di Fiumicino, che ai tedeschi interessa molto più di Malpensa. Sopra i cieli della capitale infatti transitano ogni giorno i voli diretti in Africa e nel sud dell’Asia le zone del mondo dove il traffico aereo promette di crescere di più nei prossimi anni. Inoltre Roma è sufficientemente lontana – a differenza di Milano – dall’hub di Francoforte e non rappresenta quindi una minaccia per le rotte principali di Lufthansa. La capitale è poi una destinazione di valore in sé, capace di attrarre milioni di turisti ogni anno, molti dei quali arrivano facendo scalo per altri aeroporti europei perché l’Italia è poco collegata con le rotte intercontinentali a causa della ventennale crisi di Alitalia. Si pensi poi ai 55 milioni di turisti tedeschi che ogni anno visitano il Bel Paese: se si riuscisse ad aumentare anche solo di poco il numero di quelli che ci arrivano tramite il vettore italiano (oggi sono appena due milioni) Lufthansa avrebbe già fatto un affare.
L’aeroporto romano piace inoltre perché, a differenza dei maggiori hub europei, ha ancora grandi margini di crescita: sarebbe in grado di sopportare un flusso di passeggeri molto maggiore anche senza dover costruire nuove infrastrutture. Il problema è che il gigante teutonico è molto meno interessato a Malpensa, come spiegato con la solita lucida spietatezza dal patron di Ryanair Michael O’ Leary: “Lufthansa non farà nulla per la crescita di ITA, si limiterà a fare i voli da Milano per Monaco e Francoforte”.
Il problema è che non ci sono grandi alternative a Lufthansa. Proseguire l’avventura Ita è fuori discussione, perché l’azienda perde cifre enormi (secondo alcune stime due milioni di euro al giorno) e non riesce a sostenere il confronto con le low cost perché quasi tutte le sue rotte sono di corto e medio raggio, quindi servite a costi molto inferiori dalle varie Ryanair, Vueling e Wizzair Ne è ben cosciente Giancarlo Giorgetti, uno che non può certo essere tacciato di sentimenti antisettentrionali. Il ministro dell’Economia non vede l’ora di concludere l’affare, ben sapendo che non ci sono vere alternative. A chi nel governo ancora sogna la rinascita di una compagnia di bandiera, magari riesumando il vecchio logo Alitalia e richiamando dalla cassa integrazione i dipendenti lasciati a terra, ha risposto con uno sprezzante “Sognate la compagnia di bandiera? Forse sarebbe meglio sognare la bandiera che invece è una cosa seria”.
Come spesso capita, la lotta locale tra Roma e Milano ci distoglie però dalla vera questione: per la sua cronica incapacità di fare sistema l’Italia è tornata a essere terra di conquista. Secondo le riviste specializzata l’accordo su Ita farebbe infatti parte di un’intesa più ampia tra Lufthansa ed Air France, che rinunciando al nostro paese riceverebbe dai tedeschi il via libera per prendere il controllo della compagnia portoghese Tap e rafforzarsi quindi sul mercato sudamericano mentre Lufthansa, grazie a Roma, cementerebbe la sua presenza sull’Africa.
Insomma, chiunque vinca tra Roma e Milano possiamo esser certi che l’Italia perderà di nuovo.