Caso Cospito, i dirigenti del Pd farebbero bene a ringraziare Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro. Altro che querela, altro che richiesta di dimissioni, i vertici piddini dovrebbero quantomeno offrire ai due “carissimi nemici” di FdI una cena luculliana in uno dei ristoranti del gossip politico romano, in pieno centro storico.
Siamo in vena di scherzi e di paradossi? Fino a un certo punto. Perché l’attacco a testa bassa al Pd da parte dei due esponenti di FdI sul Cospito ha avuto l’effetto, tra gli altri, di riportare al centro del confronto politico proprio largo del Nazareno. Nel tormentone che ha tenuto banco per diversi giorni c’erano solo due protagonisti, FdI e Pd. Tutti gli altri hanno fatto la figura dei comprimari. Che vuoi di più da un avversario politico?
Questo dato è confermato dall’ultima rilevazione Swg, relativa ai giorni che vanno dall’1 al 6 febbraio, proprio i giorni più duri del caso Cospito. Dopo una discesa di consensi durata settimane e che pareva inesorabile, il Pd ha invertito il trend riportando un segno positivo, +06%. Quello che non ha fatto (e che continua a non fare) la disfida tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, lo hanno fatto i colpi bassi sferrati da Donzelli l’1 febbraio («la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi?») e Delmastro il 4 («il Pd si inchina ai mafiosi»). “À la guerre comme à la guerre”.
Naturalmente, il “gatto e la volpe” di FdI hanno fatto un favore innanzi tutto al proprio partito. Fratelli d’Italia ha recuperato uno 0,2 % rispetto alla lieve flessione registrata subito dopo il confuso passaggio in merito mancata sterilizzazione delle accise.
Questa contemporaneità delle risalite nei sondaggi di Pd e FdI ci insegnano diverse cose. La prima, scontata, è che la sovraesposizione mediatica premia sempre in termini di consenso, soprattutto quando i soggetti in questione sono agli estremi opposti di un aspro conflitto: gli italiani tendono sempre a schierarsi, a fare il “tifo” per qualcuno.
La seconda, più profonda e interessante, riflessione è che la contrapposizione Stato e autorità, da una parte, garantismo e umanità, dall’altra, continua a occupare una posizione di rilievo nell’immaginario politico nazionale. FdI, in questa polemica sul caso Cospito, è apparso come il portabandiera del binomio “legge e ordine”, attirando le simpatie dell’elettorato conservatore. Il Pd, viceversa, s’è presentato come il difensore dei diritti dei detenuti e di coloro che protestano in piazza, attirando a suo volta in consensi dei settori d’opinione progressisti.
S’è certo trattato di una semplificazione estrema, che ha riportato il confronto politico alla sua dimensione elementare, riproponendo la contrapposizione tra destra e sinistra nei suoi dati primari. Dopo il continuo elogio dei profili “complessi” e “liquidi” della società moderna ci troviamo di fronte al ritorno della “semplicità” e della “solidità”. Per il Pd può essere l’indicazione a ritrovare la strada per la risalita scegliendo un profilo senza troppe sfumature ideologiche. Sarà però interessante registrare l’esito del confronto tra il pragmatico Bonaccini, che si propone di sottrarre a FdI anche fette di elettorato di destra, e la pasionaria Schlein, che pensa a sua volta di fare il pieno dell’elettorato di sinistra, o di quello che ne rimane.
A FdI, il caso Cospito può invece fornire la conferma della necessità di non smettere mai di vellicare l’elettorato, per così dire, più storico e radicato, soprattutto quando, come in questo momento, la classe dirigente di Fratelli d’Italia si vede costretta a fare continui compromessi politico-programmatici per necessità di governo.
Giorgia Meloni e i suoi devono però anche capire la necessità di cominciare a lavorare seriamente alle realizzazioni concrete, dalle riforme istituzionali al rilancio della competitività italiana, a nuovi rapporti con l’Europa. Il gioco del gatto e della volpe non può funzionare sempre. Non sempre c’è Pinocchio ad ascoltarli.