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Ucraina: Putin alla Duma e in piazza: la risposta ai carrarmati e ai caccia

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Questa settimana sarà molto importante, non tanto per l’esito della guerra (che ogni giorno oscilla), ma per la politica in generale.

La premier Meloni incontra Zelensky, il quale ha incassato il tesoretto relativo alla sua strategia di “penetrazione europea” (che da noi è cominciata con la presenza annunciata a Sanremo ed è terminata con l’intervista ai soli giornali totalmente allineati con l’Ucraina, con le armi e gli aiuti economici: Repubblica, Stampa e Corriere della sera); in altre parole, dietro l’enfasi dei messaggi la richiesta (accettata dall’Europa e dagli Usa) di carrarmati e caccia bombardieri, che il nostro ministro Crosetto si ostina a definire “strumenti difensivi”. Ma in primis, tutti aspettano le mosse di Putin, che in attesa del rafforzamento militare di Kiev, sta recuperando sul campo.

E cosa farà? Oggi terrà un discorso a Camere riunite sulla “situazione attuale”. E vedremo se la sua narrazione sarà ancora trionfante, o se l’“operazione speciale” batte la fiacca.

Certo, il mondo occidentale attende con timore una sua avanzata primaverile: la neve si sta sciogliendo e il fango prima o poi, lascerà il posto al terreno asciutto. Quel tanto da consentire una nuova avanzata russa.
Lo Zar, infatti, deve muoversi, deve anticipare le operazioni di guerra, consolidando le sue posizioni prima che Zelensky riesca a utilizzare i nuovi armamenti.
E domani, secondo step, giorno della “Festa dei difensori della patria”, ci sarà a Mosca una grande manifestazione di popolo.

Ovviamente i media e la politica occidentale parlano di “patriottismo forzato”, come ultima arma di Putin.
Ma a quanto pare, dimenticano il “patriottismo atlantista”, al servizio degli Usa, dato per scontato da noi. E’ sempre il solito duello tra “l’impero del bene” e “il male”: l’eterna guerra fredda.
Emblematica l’apertura del Corriere della sera: “La Russia sta ancora con lo zar”. Nel titolo c’è già il commento ideologico: come se il Grande Capo avesse i mesi contati. E qui, si capisce la propaganda americana sulla sua malattia e i disegni reali nemmeno nascosti, nemmeno edulcorati, della presidente Ursula von der Leyen, che non si accontenta di difendere la presunta sovranità dell’Ucraina (che paese indipendente è quello che non batte moneta, non è padrone delle sue fonti energetiche, delle infrastrutture, dell’economia perché completamente privatizzato dalle multinazionali?), ma al contrario delle dichiarazioni ufficiali di Bruxelles, “vuole far fallire Mosca”.

Quindi, l’obiettivo non è difendere Kiev, ma distruggere, annientare, Putin. Ergo, è la nuova-vecchia guerra fredda.
E questo lo zar l’ha capito da un pezzo: in perfetto stile berlusconiano ha scritto una lettera alla sua gente, nella quale chiede, “tu cosa farai questa settimana per la patria?”. Un invito alla mobilitazione convinta e fanatica.
Appunto, il mega-raduno allo stadio Luzhniki. Al momento ancora non sappiamo se parlerà pure in tv.
Dalle indiscrezioni filtrate il nemico su cui insisterà Putin non è tanto Zelensky, quanto gli Usa. Come dargli torto dal suo punto di vista?

E lo stesso Corriere ammette che la propaganda in Russia ha fatto breccia. Medesimo argomento su cui ha insistito Zelensky. Nell’intervista rilasciata al “partito unico giornalistico italiano”, ha ammonito: “Se siamo deboli è a causa della propaganda di Putin”. Ma se non fosse propaganda e fosse verità o una parte di verità? Ai posteri l’ardua sentenza.

Resta da vedere l’atteggiamento futuro della Cina. Alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il capo della diplomazia, Wang Yi, è stato molto sibillino. Ancora non sopita la polemica con gli Usa sul pallone-spia, tanto che sul suo abbattimento ha commentato che è stata solo “dimostrazione di debolezza”, da parte di Biden, ha annunciato un discorso di pace che il 24 febbraio, anniversario dell’invasione russa, terrà il “Supremo” Xi Jinping. Ma in quanto a schierarsi con l’Occidente ce ne corre: Pechino non ha mai condannato Putin, non ha mai parlato di invasione, non ha mai rinnegato la “collaborazione senza limiti”. E a livello operativo, ha fatto capire che serve un dialogo tra le parti, “attenendosi ai principi di integrità territoriale” (principi che usa da tempo a favore della sua pianificata conquista di Taiwan, considerata parte della sovranità cinese); concetto da estendersi anche per la questione del Donbass: “Vanno garantite le legittime preoccupazioni da entrambe le parti”. Più chiaro di così.
E’ evidente che gli Usa sono preoccupati. Ecco perché il segretario di Stato americano Blinken ha detto che la Cina “sta valutando la possibilità di fornire armi alla Russia”.
Fake news, provocazione, elevazione dello scontro per giustificare l’arrivo dei carrarmati e dei caccia?

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