Omicidio Napoli, scarpe sporche e follia. Interviene R. Bruzzone

2 minuti di lettura

Ha veramente dell’assurdo la dinamica che ha portato a Napoli all’omicidio di Francesco Pio Maimone il 18enne ucciso nelle prime ore di lunedì davanti ad un chiosco a Margellina.

Sembra infatti che l’omicidio sia stato causato da una macchia sulle scarpe del presunto assassino, scarpe bianche e costose che avrebbero provocato la sua dura reazione, con la vittima che pare fosse pure del tutto estranea alla vicenda. Sarebbe questa la dinamica ricostruita dagli inquirenti che hanno fermato nelle ultime ore un ventenne di Barra, quartiere della zona est della città, con legami con la criminalità organizzata, figlio di un affiliato al clan Cuccaro, deceduto in un agguato di camorra nel 2013.

Stando alle indagini, qualcuno fra la folla avrebbe fatto cadere una bibita sulle scarpe del ventenne che si sono così macchiate. La vittima era seduto al tavolo di un chiosco insieme a due suoi amici quando avrebbero avvertito i primi spari tra la folla in seguito allo scoppio di una lite. L’assassino avrebbe prima sparato alcuni colpi in aria, poi puntato la pistola ad altezza uomo quasi alla ricerca di un colpevole da punire ad ogni costo, colpendo Francesco direttamente al petto. Inutile la corsa in ospedale: Francesco Pio è morto poco dopo.

Francesco era incensurato. A terra la Polizia scientifica non ha trovato bossoli, segno che chi ha sparato ha utilizzato un revolver. Insomma, secondo la ricostruzione degli inquirenti sarebbe stato ucciso da innocente, soltanto perché il presunto assassino doveva prendersela con qualcuno per “vendicare” le sue scarpe sporche. Sono state le testimonianze dei presenti, oltre alle immagini delle telecamere di videoserveglianza, a consentire la ricostruzione dei fatti e ad individuare il presunto omicida.

Il decreto di fermo è stato emesso dalla Dda partenopea ed eseguito dalla Polizia di Stato. Nella giornata di ieri l’indagato si era reso irreperibile. È stato rintracciato poi dalla Squadra mobile, e dal commissariato San Giovanni a Teduccio, presso l’abitazione di alcuni conoscenti nel quartiere di Ponticelli.

Se la dinamica sarà poi confermata, c’è da chiedersi davanti a che tipo di soggetto ci si trova realmente: un malvivente figlio della cultura camorristica, o un folle con seri problemi mentali? E’ certa  l’origine futile dell’omicidio, così come la completa estraneità della vittima a qualsiasi contesto criminale. Allora, come si può definire uno che ammazza per delle scarpe macchiate e per giunta chi non c’entra nulla?

“Siamo in presenza di un soggetto che può essere definito un delinquente gravemente squilibrato – risponde la criminologa Roberta Bruzzone – perché alla propensione a delinquere va aggiunta una personalità talmente alterata, talmente malevola, da interpretare un gesto accidentale come un’onta da lavare con il sangue. La definirei una personalità fortemente disturbata con evidenti tratti antisociali e narcisistici”.

Ma si può morire per delle scarpe sporcate accidentalmente? “Il problema non sono le scarpe – risponde Bruzzone – per questo tipo di soggetti anche un banale danno prodotto accidentalmente viene interpretato come una sorta di sfida. Non bastano le scuse a risolvere la situazione, per questo tipo di personalità anche il gesto più sciocco può assumere i connotati di un’aggressione alla propria destabilizzata autostima”.

In questo caso la vittima era del tutto estranea all’incidente, quindi sarebbe stato ammazzato soltanto perché si è trovato nel posto sbagliato, ovvero nel mezzo di una sparatoria frutto della follia dell’assassino. “E’ chiaro che il tipo di ambiente camorristico da cui sembra provenire questo ragazzo non aiuta lo sviluppo di una personalità sana, ma qui il soggetto in questione, oltre ad appartenere a quel tipo di ambiente, ne ha metabolizzato nella maniera più feroce e squilibrata i valori negativi principali. Quindi, qualunque condotta percepita come una sorta di sgarbo, nella sua ottica deve essere lavata con il sangue”.

Ora c’è da chiedersi come intervenire su un soggetto del genere. Basta il carcere o è necessario intraprendere anche dei percorsi di carattere rieducativo? “Non credo -conclude Bruzzone – che vi possano essere molti margini di intervento su un soggetto che appena maggiorenne possiede già questo tipo di caratteristiche. La personalità ormai si è formata. Non c’è margine di intervento su una personalità così gravemente antisociale e psicopatitca”.

 

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

Infortuni, Forum della prevenzione ‘Made in Inail’, il 29 marzo la prima tappa a Sassari

Articolo successivo

QS World University Rankings by Subject 2023

0  0,00