Ormai è evidente chi vuole continuare davvero la guerra. Chi vuole prolungarla fino all’estremo, anche a costo di eternare il massacro di militari e civili, la distruzione delle città e delle campagne ucraine.
Zelensky, come era scontato, è contrarissimo al piano di pace cinese. Lo teme. Per lui fermare la guerra ora (lo stop alle armi), sarebbe legittimare l’invasione russa, facilitare la riorganizzazione del suo esercito in vista di un eventuale nuovo assalto, e accontentarsi di cedere lembi della sua (formale) sovranità, in realtà da anni limitata, eterodiretta, prima dagli Usa, ora pure dalla Ue.
Rassegnarsi cioè, alla perdita del Donbass, della Crimea e delle principali centrali nucleari limitrofe.
Uno Stato non padrone delle infrastrutture, delle fonti energetiche e dell’economia (si legga privatizzazioni), non è sovrano. Parliamo semmai, di “Stato-satellite” dell’area imperiale “occidentale-americana”.
Prima domanda: ma Zelensky crede sul serio a una ripresa, a una controffensiva primaverile del suo esercito ingrassato dal resto del mondo? Il suo paese ha preso più soldi e armamenti del globo terracqueo. Se questi fondi fossero andati per la pace o per la fame nelle aree depresse, avremo risolto la povertà dell’Africa. Ma tant’è.
Un altro che non vuole la pace è Biden, che ha rimandato al mittente il lavoro cinese. Per lui quello di Xi Jinping è “un inganno”.
La verità è che la stupidaggine del pronunciamento della Cpi (la deportazione degli orfani), ha ottenuto come effetto il solo rafforzamento dell’asse Russia-Cina, sbilanciato su Pechino.
E la stessa posizione dell’Europa, in primis dell’Italia purtroppo, ha rafforzato questo schema: adesso sarà molto più difficile pensare e affermare una strategia intermedia tra i due fuochi, per la pace, evitando la corsa ad armi sempre meno difensive e sempre più offensive.
E’ sconcertante la passività e l’acquiescenza con la quale i governi occidentali sono rimasti fermi e proni rispetto alla politica di Washington, che dalla guerra ci ha guadagnato in termini economici, energetici, geopolitici. L’altra domanda da porsi è lecita: ma la Ue dov’è? Che fa? Che politica autonoma esprime? Quali sono i suoi reali interessi, ammesso che li abbia?
Seguire come un cagnolino la propaganda e i desideri da “impero del bene” di Antony Blinken, il segretario di Stato-falco della Casa bianca, è un suicidio. E poi, le sanzioni non stanno funzionando. Piuttosto qualcun altro sta avendo soprassalti finanziari (la Silicon Valley).
Cos’è che ha dato tanto fastidio a Biden del piano di pace cinese? Il passo relativo al diritto internazionale? Ecco il testo: “La Cina è pronta, insieme alla Russia, a salvaguardare l’ordine mondiale basato sul diritto internazionale. La Cina e la Russia hanno relazioni di buon vicinato e sono partner reciprocamente affidabili”.
Ma l’ordine mondiale lo stabilisce Biden? Si è visto con le guerre di estensione, di ingerenza democratica? Basta ricordarne qualcuna (dopo la caduta del Muro): l’attacco alla Serbia nel 1999, quello all’Afghanistan nel 2001, quello all’Iraq nel 2003, il rovesciamento del presidente libico Gheddafi nel 2011 e il bombardamento della Siria nello stesso anno.
Con centinaia di migliaia di morti (ma fanno notizia unicamente i caduti di Kiev). Per non parlare “dell’abbaiare della Nato alle porte di Mosca”, come ha detto papa Francesco, subito silenziato da quel mainstream che lo esalta quando affronta i diritti dei gay e lo ignora sui temi etici e sulle guerre “giuste”.
Forse uno spiraglio si può scorgere tra le righe: la Cina parla di relazioni di buon vicinato, non di alleanza militare. Tattica furba da mandarini o messaggio a Putin?