Berlusconi superstar a Londra. Ma non c’è tanto da stare allegri, semmai da vergognarsi. Perché parliamo di un musical satirico sul Cavaliere, pensato per far ridere gli inglesi. I quali certamente hanno il diritto di ridere della politica, ma lo dovrebbero fare prima di tutto sulle vicende di casa loro, invece che sui fatti e i personaggi di casa nostra.
È come se, ad esempio, venisse allestito al Teatro Sistina di Roma uno spettacolo in cui si sbeffeggia Boris Johnson, personaggio non meno suggestivo del nostro Silvio: come pensate che la penderebbero gli inglesi? È assai probabile che la prenderebbero assai male e che assisteremmo a furiosi attacchi contro quegli impertinenti di italiani sulla stampa di ogni ispirazione, sia conservatrice sia progressista. E il motivo non è difficile da capire: a essere deriso non sarebbe solo il personaggio Johnson, ma l’intera politica britannica. È un fatto antropologico prima che politico: posso ridere dei fatti della mia famiglia, ma guai se vengo a sapere che, a ridere di un componente delle mia famiglia, sono i componenti di un’altra famiglia. Non diversamente accade (o dovrebbe accadere) tra Paesi.
Invece la generalità della stampa italiana ha registrato con divertito stupore la presentazione del musical su Berlusconi. C’è anche chi, come “la Repubblica”, s’è dato da fare per «assistere in anteprima a una delle prove finali dell’attesissimo show», traendone l’impressione di «un esilarante esorcismo biografico del Cavaliere» , uno spettacolo che «vale la pena» di vedere , tra la «canzone del Bunga Bunga, le ossessioni sessuali di Berlusconi… che compra donne e favori con banconote da 200 euro».
Vale la pena anche aggiungere che gli autori dello spettacolo, Ricky Simmons e Simon Vaughan, si permettono di deridere i Cavaliere anche nella presentazione: «Diamo il benvenuto sul palco all’ex crooner di navi da crociera diventato multimiliardario e primo ministro italiano… il tanto diffamato, incompreso, umile uomo del popolo Silvio Berlusconi!». Lo spettacolo è definito un’«esposizione birichina e rumorosa dell’originale maganate dei media e politico populista perennemente abbronzato».
Se il quotidiano diretto da Maurizio Molinari si butta a pesce nei frizzi e lazzi del musical londinese, “Il Fatto Quotidiano” ha almeno il buon gusto di auspicare che «gli anglosassoni, travolti da un legittimo e sarcastico istinto politico, non campino di luoghi comuni e stereotipi sull’intero paese Italia».
Temiamo invece che questo spettacolo su Berlusconi contribuisca proprio a rinfocolare i peggiori pregiudizi antitaliani. Né potrebbe essere altrimenti, visto che il personaggio preso di mira è stato per tre volte presidente del Consiglio ed ha condizionato per almeno vent’anni la politica nazionale. Ridere di lui in modo scomposto in due ore di show equivale, indirettamente, a irridere tutti gli italiani, anche gli italiani che lo hanno sempre combattuto e che non lo hanno mai sopportato.
Poi si può certo dire che è stato spesso lo stesso Berlusconi a prestare il fianco alla satira, come quando si presentò con la bandana a un Tony Blair ospite della sua mega-villa in Sardegna. O come quando fece le “corna” (come uno scolaretto) in una foto di gruppo tra leader europei.
Ma nulla autorizza a costruire uno spettacolo teatrale sugli stereotipi antiberlusconiani. Che poi diventano fatalmente stereotipi antitaliani. E ciò con l’attiva collaborazione di una parte consistente della stessa stampa nazionale…