Il femminicidio è una vera e propria piaga che non accenna a fermarsi e, dopo aver macchiato di sangue il 2022, continua a farlo anche nel 2023.
L’anno passato, in base ai dati resi noti dalla direzione centrale della polizia criminale, in Italia sono stati commessi 309 omicidi, con 122 vittime donne, di cui 100 uccise in ambito familiare/affettivo: di queste, 59 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner.
Gli eventi verificatisi in ambito familiare e affettivo sono rimasti sostanzialmente stabili rispetto al 2022, perché nel 2023 da 59 sono scesi a 58, anche in questo caso con un decremento che ha riguardato soprattutto le donne: -16%, passando da 44 a 37. Ma, come sottolinea l’associazione Donne in rete contro la violenza, si continua pur sempre a registrare un femminicidio ogni 2 giorni.
Ma non è tutto: tra i problemi irrisolti, in Italia, c’è anche quello delle denunce. Secondo l’Istat, infatti, “è elevata la quota di donne che non parlano con nessuno della violenza subita” e “i tassi di denuncia riguardano il 12,2% delle violenza da partner e il 6% di quelle da non partner”. Questo rende la situazione ancora più grave di quello che i numeri, raccolti finora, già ci mostrano nero su bianco.
Il fenomeno del femminicidio, seppur in leggerissimo calo nei primi 5 mesi del 2023, mantiene nel nostro Paese numeri assolutamente preoccupanti. Per questo il Governo, nonostante non manchino le previsioni legislative sulla violenza di genere e sui femminicidi, ha deciso di intervenire modificando il quadro normativo con la stretta contenuta nel disegno di legge interministeriale all’esame del Consiglio dei ministri. Il testo che arriva a Palazzo Chigi è stato concordato dai ministri delle Pari opportunità, dell’Interno e della Giustizia. Il rafforzamento delle misure e la soluzione di alcune criticità della legislazione vigente rientrano in un quadro complessivo che mira innanzitutto alla prevenzione. In altri termini, si è cercato di predisporre i migliori strumenti per intercettare il prima possibile le situazioni di pericolo, evitando che si arrivi alla concretizzazione del reato. Come ha dichiarato nei giorni scorsi il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, attraverso la legge si cercherà insomma di “evitare che la violenza o addirittura l’omicidio sia commesso: le pene severe servono, ma non riportano in vita la vittima e non esauriscono il problema”.
Nel 2023 l’ultima vittima è stata Giulia Tramontano, la 29enne scomparsa da Senago, in provincia di Milano, alcuni giorni fa e incinta di 7 mesi. Ad ucciderla è stato Alessandro Impagnatiello, compagno della ragazza e padre del bimbo che Giulia portava in grembo. Il femminicidio di Giulia si aggiunge ai 22 che, come riporta il sito del ministero dell’Interno, si sono consumati tra il 1 gennaio e il 28 maggio 2023 per mano del partner/ex partner. Secondo i dati forniti dal Viminale al 28 maggio 2023 “risultano in diminuzione, rispetto allo stesso periodo del 2022, sia gli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 25 scendono a 24, sia il numero delle relative vittime donne, le quali da 25 passano a 22”.
In merito alla situazione drammatica, la segretaria del Pd Elly Schlein ha affermato che “come ribadiamo da tempo, occorre affiancare al piano legislativo e repressivo quello della prevenzione, educativo e culturale, a tutti i livelli, e sostenere i centri antiviolenza che fanno un enorme lavoro di prevenzione e sostegno. Occorre investire di più sulla formazione e la specializzazione delle Forze dell’Ordine perché sappiano riconoscere da subito i primi segnali della violenza, possano fare un’attenta valutazione del rischio, credendo alle donne che denunciano, superando stereotipi e pregiudizi”. La segretaria del Pd ha affermato quanto sia fondamentale “far partire la Commissione d’inchiesta sul femminicidio per proseguire il lavoro della scorsa legislatura, intensificare l’analisi e individuare le risposte da dare contro la violenza di genere che è un fenomeno strutturale su cui bisogna fare di più”.
Intanto però, all’orrore sembra non esserci limite, la mossa del Governo sarà sufficiente a porre un freno? Incrociamo le dita.