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Stupri di gruppo, Bruzzone: «Vi spiego che tipo di maschi sono»

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Stupri di gruppo: argomento scottante di cronaca, un trend in aumento tra i minori, la manifestazione di dinamiche di potere e un problema trasversale della società.

Dopo le ultime evoluzioni nel caso del Foro Italico di Palermo e le dichiarazioni della ragazza violentata, nuove domande sono emerse relativamente alla condizione psico-fisica di vittima e carnefici. Ad aiutarci a sciogliere alcuni dei quesiti più ostici, Roberta Bruzzone, criminologa investigativa e psicologa forense, nota per aver trattato direttamente ed analizzato alcuni dei casi più tristemente conosciuti sul panorama nazionale.

 

Cosa potrebbe scattare nella testa di questi ragazzi per decidere di mettere in atto tali stupri di gruppo?

«La condizione del branco riguarda tutta una serie di possibili reati, non soltanto quelli di matrice sessuale. Nell’azione del branco, solitamente, c’è un soggetto che individua una preda e che la mette a disposizione degli altri per rappresentare e concretizzare il suo potere. Spesso dietro c’è una conoscenza pregressa tra il capobranco e la vittima designata. All’origine degli stupri di gruppo potrebbe esservi proprio il desiderio di umiliare la preda perché negatasi magari in un’altra situazione a quello che in quel momento rappresenta il capobranco. Il sesso non ha nulla a che fare in questi casi con i termini di finalità, ma è un mero esercizio di superiorità. E’ un metodo per sottomettere ed umiliare la donna nella maniera più feroce possibile, a riprova e conferma del proprio potere maschile».

 

C’è qualcosa da fare per prevenire queste violenze?

«L’unica cosa da fare realisticamente è lavorare in maniera molto diversa a livello educativo e culturale. Solo nel 2022 sono stati più di duemila i ragazzi minorenni denunciati per reati sessuali, molti tra i quali da branco. Non è un problema che riguarda solo le fasce degradate, ma una problematica trasversale legata al livello educativo e valoriale. Sono maschi educati all’ombra del peggior patriarcato, condiviso anche dai genitori di questi ragazzi. Il problema enorme che agevola la messa in atto di questo tipo di reati è di tipo educativo. Una delle madri del branco di Palermo, ad esempio, appena venuta a sapere che il figlio fosse indagato, gli ha suggerito di disfarsi del cellulare e di mettere in giro la voce che questa ragazza “se la fosse cercata”. Questo intendo per patriarcato».

 

Ultimamente abbiamo sempre di più l’impressione che questi fenomeni si stiano acuendo rispetto al passato. Lei pensa che sia solo più facile apprenderne le notizie o che ci sia un reale incremento degli stupri?

«C’è sicuramente un reale incremento degli stupri, i numeri da questo punto di vista sono inequivocabili. A questo si affianca un aumento dei reati sessuali con minori sia come vittime che come autori; spaventosamente acuitasi negli ultimi cinque anni».

 

 

La ragazza vittima dello stupro di gruppo di Palermo ha parlato perché si smettesse di giudicare e colpevolizzare le vittime, dicendo che se lei fosse stata più debole con le parole ricevute avrebbe pensato al suicidio. Cosa pensa di questa dichiarazione?

 

«E’ una riflessione assolutamente coerente con il quadro che ha in questo momento una ragazza che ha subito un abuso di questo tipo. Moltissimi soggetti, soprattutto online, si sono infatti dilettati in commenti che tendono a colpevolizzare la vittima. Dichiarazioni sulla linea di uno dei principali stereotipi di genere, ossia che quando avviene qualcosa di male a una donna, soprattutto dal punto di vista sessuale, è perché se la sia cercata. Questa ragazza viene additata come se fosse stata una complice e questo scenario può chiaramente peggiorare lo stato traumatico in cui già riversa, arrivando a farle ipotizzare degli scenari suicidari per sottrarsi a quest’angoscia».

 

Cosa pensa che possano provare le vittime e cosa potrebbero fare per alleviare questi forti sentimenti negativi?

«La ragazza dovrebbe senz’altro intraprendere un percorso psicoterapico il più velocemente possibile. Deve lavorare sul trauma psicologico subito perché suscettibile di cambiare completamente la traiettoria della sua vita e danneggiarne la qualità anche nel medio-lungo termine. Perché è qualcosa che devasta in maniera profonda anche il suo senso di sé, la propria visione di se stessa. La maggior parte delle vittime di reati sessuali, per altro consumati con questa gravità e ferocia, sviluppa quantomeno un nucleo depressivo molto serio, oltre ad un disturbo post traumatico e tutta una serie di idee di sé assolutamente negative. E per alleviare tali sentimenti l’unica strada da intraprendere è la psicoterapia».

 

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