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I social ci “spiano”: ecco 4 metodi per contrastarli

1 minuto di lettura

I social network ci “spiano”: raccolgono, catalogano e vendono i nostri dati sensibili ai data broker, società specializzate nelle operazioni di profilazione che classificano ogni singolo utente e lo collocano in una o più categorie. A primo impatto sembrerebbe una pratica del tutto illegale, in realtà no, se i social ci osservano è perché noi glielo permettiamo.

Come e cosa avviene?

Quando installiamo un’app sul computer o sul cellulare compare una finestra che ci chiede se siamo disposti ad accettare termini e condizioni d’uso (che andrebbero accuratamente lette). Per la fretta e senza pensarci due volte clicchiamo subito su “acconsento” ed iniziamo ad adoperare l’applicazione. Di fatto quei “termini e condizioni d’uso” non sono nient’altro che un contratto che noi abbiamo accettato senza leggere e che permetterà, d’ora in poi, a quell’applicazione di vendere a terzi quasi tutte le nostre informazioni (dati anagrafici e preferenze varie).

É possibile evitare tutto ciò?

Evitarlo del tutto no ma contenerlo assolutamente sì, per questo l’autorità garante per la protezione dei dati personali suggerisce alcune semplici mosse per ridurre all’osso lo “spionaggio” (https://www.garanteprivacy.it/temi/smartphone/microfoni).

  1. Innanzitutto si potrebbe prendere in considerazione la possibilità di limitare il numero di app sul nostro smartphone, installando soltanto quelle indispensabili per le nostre necessità quotidiane. Più app scarichiamo, maggiore sarà la quantità di dati che verranno raccolti e probabilmente diffusi. Tra l’altro non tutte garantiscono gli stessi standard di sicurezza e protezione della privacy.
  1. Un’app potrebbe richiedere l’autorizzazione ad accedere ai vari sensori (fotocamera, microfono, geolocalizzazione, ecc.) e ai nostri dati sensibili (archivio immagini, rubrica, calendario, ecc.). Prima di accettare, è di fondamentale importanza chiedersi se tale accesso è assolutamente indispensabile per l’utilizzo che faremo della stessa applicazione, oppure se è possibile evitare.
  1. Se decidiamo di concedere all’app l’accesso ai sensori del nostro smartphone e ai dati che questo contiene, leggiamo sempre prima con attenzione l’informativa sul trattamento dei dati personali, per capire quali e quanti dati potranno essere raccolti, come potranno essere utilizzati e soprattutto da chi.
  1. Anche quando abbiamo già acconsentito alle applicazioni l’autorizzazione per l’accesso a sensori e dati presenti nel nostro smartphone, possiamo comunque decidere di disattivare il permesso di utilizzo, lasciandolo magari attivo solo per alcune specifiche applicazioni che non possono farne a meno.

Stefano Nasetti afferma che: “Conoscenza, consapevolezza e presenza sono le tre parole chiave per mantenere la libertà”. È quindi importante conoscere, imparare e informarsi, solo così potremo essere padroni di SCEGLIERE.

Di Francesca Pandolfi

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