Per passare dalle mattanze degli anni ’70 e ’80 ai nascondigli del Metaverso c’è voluto mezzo secolo, durante il quale le mafie, le forme di Antistato più dinamiche e attente ai cambiamenti sociali e, oggi, agli straordinari vantaggi delle nuove tecnologie, hanno saputo cambiare aspetto e modus operandi. Niente più violenze e scontri cruenti, ma attività corruttive e traffici sul web. E’ la nuova frontiera 4.0 dei colletti bianchi in salsa criminale. E’ scritto nella relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, secondo cui le organizzazioni criminali preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, grazie alla disponibilità di ingenti capitali senza più “sporcarsi” le mani.
Metaverso. Inutile girarci intorno, nei prossimi anni il mercato dei finanziamenti pubblici offre delle irripetibili opportunità di accaparramento: dal Pnrr al Giubileo, dalle Olimpiadi di Milano-Cortina al ponte sullo Stretto di Messina. Le mafie non staranno a guardare per questo il dossier della Dia si sofferma sulla loro resilienza e sulla loro capacità di cogliere celermente le trasformazioni tecnologiche e dei fenomeni economico-finanziari su scala globale, sfruttando ogni opportunità di profitto e realizzando una notevole espansione speculativa, grazie anche agli strumenti tecnologici connessi al Metaverso, alle piattaforme di comunicazioni criptate e in generale al web (sia la rete internet sia il dark web) e ad altri settori del mondo digitale meno conosciuti. Al riguardo, il documento illustra “il percorso di intensificazione della cooperazione internazionale sempre avvalendosi dell’importante progetto della Rete Operativa Antimafia “@ON” di cui la Dia è ideatore, promotore e leader. Il progetto ha visto un’ulteriore espansione grazie alla disponibilità di dati provenienti proprio dalle piattaforme di comunicazioni criptate, poste sotto sequestro da varie autorità giudiziarie estere, che hanno permesso di ricostruire ampie dinamiche criminali orchestrate da organizzazioni ben strutturate e ramificate non soltanto all’interno dell’Unione Europea”.
L’utilizzo sempre più diffuso delle comunicazioni criptate, si legge ancora nella relazione della Dia, rappresenta una sfida attuale e futura che la tecnologia offre di continuo e che in futuro potrebbe essere affiancata dal diffondersi su scala globale del Metaverso, scenario rispetto al quale Europol ha già evidenziato le potenzialità criticità cercando di veicolare alle forze dell’ordine dell’Unione Europea le raccomandazioni su quello che potrebbe accadere e come adattarsi e prepararsi all’intervento operativo nel nuovo contesto. Proprio in considerazione del sempre più diffuso ricorso a questa tecnologia da parte dei sodalizi criminali, la relazione contiene uno specifico focus di approfondimento sulle piattaforme di comunicazione criptate.
Corruzione e affari. Nel frattempo le mafie continuano a operare attraverso le silenziose strategie di infiltrazione ai danni della cosa pubblica. Gli elementi investigativi raccolti dalla Dia confermano che le organizzazioni criminali di tipo mafioso, nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti, hanno implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza e delle intimidazioni, sempre più residuali, con strategie di silenziosa infiltrazione e con pratiche corruttive. Le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni sempre più ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando della disponibilità di ingenti capitali accumulati con le tradizionali attività illecite. Si tratta di metodi dove si cerca sia di rafforzare i vincoli associativi mediante il perseguimento del profitto e la ricerca del consenso approfittando della forte sofferenza economica che caratterizza alcune aree, sia di stare al passo con le più avanzate strategie di investimento, riuscendo a cogliere anche le opportunità offerte dai fondi pubblici nazionali e comunitari (Recovery Fund e Pnrr). L’analisi è realizzata sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione e conferma, ancora una volta, che i sodalizi mafiosi agiscono preferibilmente negli ambiti illeciti che destano minore allarme e riprovazione sociale, ma che generano ingenti profitti gradualmente immessi nei circuiti legali con conseguenti effetti distorsivi delle regolari dinamiche dei mercati.
Gli albanesi. Come di consueto e con la usuale attenzione alle evoluzioni e alle trasformazioni delle organizzazioni mafiose, la relazione propone, con particolare riguardo allo sviluppo e alle trasformazioni delle organizzazioni mafiose, la descrizione del quadro criminale anche schematizzata con l’ausilio di mappe esplicative della sua evoluzione recanti le presenze dei principali sodalizi attivi in ragione delle risultanze investigative concluse dalla Dia e dalle forze di polizia, senza tralasciare altri elementi informativi contenuti nei provvedimenti di scioglimento degli Enti locali. Un ulteriore focus è dedicato ai gruppi di criminalità albanese che nel tempo si sono integrati con la delinquenza locale, diventando, non solo in Italia, una delle più complesse e articolate espressioni nello scenario della criminalità, quali partners e fornitori di servizi criminali per altri gruppi, forti di una reputazione di notevole affidabilità, soprattutto per il narcotraffico. L’ingente disponibilità di denaro, inoltre, permette alle mafie albanesi di poter disporre di sofisticate attrezzature tecnologiche e informatiche per eludere il contrasto da parte della polizia, rendendo sempre difficoltoso ed impegnativo lo sforzo investigativo”. Con riferimento infine all’azione di prevenzione, la Dia ha continuato a garantire il costante monitoraggio dei flussi finanziari finalizzato ad individuare e recuperare i patrimoni illecitamente accumulati dalle mafie, anche fuori dai confini nazionali. Su questo fronte, nel secondo semestre 2022 la Dia ha confiscato beni per 181,4 milioni di euro (177 alla sola ‘Ndrangheta) rispetto ai 43,4 dei primi sei mesi dello scorso anno.