Morto Matteo Messina Denaro: una vita di stragi. Ecco l’elenco

Oggi è morto Matteo Messina Denaro, l’ultimo degli stragisti italiani, uno tra i mandanti dei principali attentati mafiosi avvenuti in Italia tra il 1992 e il 1993.

Tra omicidi, attentati, messaggi minatori e stragi, la vita di Matteo Messina Denaro è stata caratterizzata da una carriera malavitosa.

Il suo passato “vanta” almeno venti omicidi, tra i quali quello di Giuseppe Di Matteo, il bambino di 12 anni rapito e poi sciolto nell’acido nel 1996 per punire il padre Santino, pentito di mafia.

Mai opporsi alle sue volontà, altrimenti son guai. Quattro uomini infatti, sono stati strangolati e poi sciolti nell’acido, perché si erano opposti alle sue decisioni e quindi alle strategie mafiose trapanesi e corleonesi.
Nel 1991 c’è stato poi l’omicidio di Nicola Consales, vice-direttore di un albergo di Triscina, dove lavorava una ragazza austriaca di cui Matteo si era innamorato: l’uomo si era lamentato della continua presenza di quel ragazzotto e dei suoi amici mafiosi all’interno dell’albergo e per questo fu ucciso.

Sono poi arrivati gli anni delle stragi.
Tra le condanne all’ergastolo inflitte a molti boss per la strage di Capaci c’è anche quella di Matteo Messina Denaro. Nell’attentato morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Fu poi tra i mandanti della strage di via D’Amelio a Palermo, nella quale persero la vita il magistrato italiano Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.

Il superlatitante è ritenuto responsabile anche della Strage dei Georgofili a Firenze avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993 nei pressi della Galleria degli Uffizi, nella quale morirono cinque persone in seguito all’esplosione di un’autobomba. Per la giustizia italiane è stato mandante anche della strage di via Palestro a Milano, avvenuta il 14 maggio 1993, quando un’autobomba uccise cinque persone.

Si è risaliti a Messina Denaro anche per l’attentato di via Fauro a Roma, quando, il 14 maggio del 1993, un’autobomba è esplosa nei pressi della casa del giornalista Maurizio Costanzo, all’epoca molto impegnato nella lotta alla mafia. Sia Costanzo che la moglie rimasero illesi ma ci furono comunque 24 feriti.

Oggi, 25 settembre, ha lasciato questo mondo da carcerato, ma nessuno ha dimenticato e dimenticherà mai la sua vita, tantomeno le morti che ha lasciato dietro di sè.

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