Un duello elettorale tra due dinosauri diversamente farneticanti… mentre una grande guerra è in corso… ondate migratorie sempre meno gestibili, e in aria fastidiosi campanellini che sembrano voler evocare una nuova pandemia …che fare?…il conforto, e una briciola di luce, come sempre, può venire dal bello, dal meditato, dal vero…e anche dal sorriso, perché no?….BUONA LETTURA
No, non si tratta del settimo film della simpatica e sempre più sanguinosa Saga dei Dinosauri, partorita nel’93 dall’iperfertile mente di Spielberg. Qui lo scontro tra due replicanti umani dell’indomita specie minaccia l’intera popolazione USA, con annessi fedeli atlantisti (noi per esempio). E non avverrà nell’immaginaria e tropicale Isla Nublar, ma sul concretissimo suolo americano, e nel diabolicamente vicino 2024.
Fuor di metafora, allarmano l’ostinazione, la circolazione arteriosa presumibilmente accidentata, e i comportamenti diversamente scomposti di Biden e Trump, i due candidati alla Presidenza. Fattori in gran parte riconducibili all’età invereconda dei duellanti: 82 il primo e 78 il secondo. Splendide età per redigere ponderosi memoriali, nella speranza (per lo più disattesa) d’illuminare future generazioni. Ma ad altissimo rischio per ciò che riguarda l’impervia fatica del governare, soprattutto uno Stato in costante lizza per il primato mondiale, come quello americano.
Missouri, 2008. ‘Alzati, Chuck! Goditi i meritati applausi!, si rivolge Biden con enfasi al senatore locale Chuck Graham. ‘Dai, alzati, fatti vedere…’ insiste calorosamente. Niente da fare, Chuck rimane seduto. Non per dispetto. Per Forza Maggiore. Il senatore è (notoriamente) paraplegico.
Di gag così, Sleepy Biden ne ha prodotte a decine. Purtroppo non stiamo parlando di uno dei 5 svaporati Fratelli Marx, ma di un Presidente degli Stati Uniti. Che si è temerariamente ricandidato per le prossime elezioni. Sessantacinquenne nel 2008 – e già storditello – nel 2024 ne compirà 82. Lecito chiedersi che sarà di lui. E di noi. Nel caso venisse rieletto. Non stiamo parlando d’un anziano barbone, che ingoia a vanvera integratori per la memoria rubacchiati in un drugstore. Considerata la ragguardevole posizione del personaggio – uno dei due o tre timonieri del Globo, insomma – si auspica che il suo encefalo sia costantemente monitorato e rimesso in asse da un’equipe di geriatri altamente specializzata.
Ma visto che ancora lo scorso giugno, in Connecticut, Biden ha misteriosamente concluso un discorso con la formula tipicamente british ‘Dio salvi la regina’ (oltretutto appena morta, e con Carlo III ormai sul trono), è lecito avanzare qualche dubbio sull’efficacia di detta équipe. Dubbi peraltro condivisi dal 67% dei democratici americani, che secondo un recentissimo sondaggio della Cnn preferirebbero un candidato più giovane. (At last, brothers!)
D’altra parte, se Atene piange Sparta non ride. Nemmeno Donald Trump, ipertrofico antagonista repubblicano, è ascrivibile alla specie dei giovani virgulti. Nel 2024 ne compie 78. Sfoggia uno stile antitetico a quello dell’avversario. Niente spiazzanti nonsense alla Groucho Marx. Trump le spara belle grosse, sulla falsariga del Barone di Munchhausen, che raccontava d’aver viaggiato a cavallo d’una palla di cannone, d’essersi imbarcato per la Luna su una mongolfiera fatta d’indumenti intimi femminili, o d’ essersi salvato dalle sabbie mobili tirandosi per i propri capelli.
Così Donald, durante una recente intervista, s’è messo a parlare a ruota libera della costruzione del Canale di Panama; ‘Abbiamo perso 35.000 persone a causa delle zanzare. Malaria. Errore. Dovevano costruire sotto le zanzariere. Era una delle vere grandi meraviglie del mondo. Una delle nove meraviglie’, ha aggiunto, per poi correggersi ‘No, no, era una delle sette… (pausa) Beh, potresti fare nove meraviglie’, ha azzardato alla fine.
Irresistibilmente simile al nostro Alberto Sordi, nelle felliniane vesti dello Sceicco Bianco. Divo conturbante – e pure con turbante – degli italici fotoromanzi anni sessanta. Romanaccio ultradoc, corpulento e bistrato. Per sedurre la sua trepida fan ‘Bambola appassionata’, si spertica in auliche dichiarazioni prese di sana pianta dai ‘fumetti’ che lo hanno reso perifericamente famoso. ‘…Una strana, amara felicità s’impadronisce di tutto il mio essere…una felicità che proviene dal ricordo d’una vita posteriore…(e qui anche lui, come Trump, inciampa nel dubbio) Posteriore o anteriore?…no, anteriore…quando chissà chi eravamo, noi due…’
Il sorriso ci è concesso, anzi può momentaneamente alleviare. Ma, ammettiamolo, il rischio permane. Ed è enorme.
In ‘THE CROWN’, una delle più sontuose e superbamente interpretate serie che Netflix ci abbia regalato – le cui prime 4 stagioni non ci si stancherebbe mai di rivedere – è proprio una giovane, disorientata Elisabetta II (anni 29) a dover fronteggiare un clamoroso vuoto di potere. Causato dall’arroganza, dalla caparbietà, dalla jurassica brama di supremazia che stravolge due augusti ministri: Winston Churchill e Anthony Eden. Coccolati dalla colpevole omertà di alcuni membri del Gabinetto.
Regina da appena due anni, Elisabetta in quel periodo è sopraffatta da un onesto senso d’inferiorità, culturale ed esperienziale, nei confronti dei Grandi Uomini con cui si trova a condividere cerimonie, pranzi ufficiali e co-gestione del Regno Unito.
Ma veniamo al fatto. Churchill è il Primo Ministro in carica. Nei loro incontri settimanali è lui a troneggiare sulla giovane Regina. Di fronte alla maestosa aureola di Padre della Patria che incorona Winston ovunque vada, al suo sterminato, glorioso curriculum di politico, storico, giornalista e militare, la debuttante Queen non può che sentirsi in soggezione. Come fosse una nipotina. Prediletta, ma pur sempre in via di sviluppo. Del resto, chi ha salvato l’Inghilterra dall’invasione degli Orchi Nazisti? Lui, il macro Bull Dog dalla volontà indomabile e dal cervello in continua ebollizione. Nessuno in patria se lo scorda. E lui meno di tutti.
Ma ecco che alla vigilia d’un importante meeting con Eisenhower, Winston, il Gran Dinosauro 81enne, è colpito in rapida successione da due ictus. Sia pur costretto a letto, cervello e volontà resuscitano. Autentica grinta jurassica. A Buckingham Palace fa comunicare che si tratta di comunissima influenza. Saltano i settimanali meetings con la Regina, mentre lui, tra le lenzuola, è impegnato in un feroce corpo a corpo con la morte. L’altro imprevedibile Sauro, il Ministro degli Esteri Anthony Eden, nel frattempo è negli States, per combinargli un incontro al vertice con Eisenhower. Malatissimo anche lui, all’improvviso taglia ogni contatto con Winston, con la Patria, e con ogni residuo di codice etico. S’inabissa in un ospedale di Boston per farsi operare.
Tradotto: Il Regno Unito, in quei giorni, fu senza governo. Comandante della nave inchiodato al suo letto menzognero. Comandante in seconda, a 7000 Km di distanza, silenziato da anestesia e sonniferi. Timone al vento, nave allo sbando. La Regina – Garante del Governo, in quel paese – all’oscuro di ogni cosa.
Ma dal momento che il diavolo coi coperchi non ne azzecca una, Elisabetta s’imbatté (per caso) nella destabilizzante scoperta del multiplo raggiro.
Si confidò col suo Precettore – ne aveva chiesto uno, per riempire i suoi spaventosi vuoti culturali. Al di là di uno studio approfondito della Costituzione – e dell’Etichetta – null’altro infatti era stato ritenuto utile insegnare alla futura regina. Il Precettore le consiglia di convocarli tutti, da Churchill che si è appena rimesso in piedi, ai suoi compagni di combutta.
Queen (spaventata) ‘Ma io non posso convocare gli uomini più importanti del paese e dare loro una strigliata come si fa coi bambini…’
Precettore: ‘Perché no? Voi avete ragione e loro torto’
Queen: ‘Sì, ma sono molto più intelligenti di me. In qualunque confronto mi supererebbero per dialettica, pensiero e strategia’
Precettore: ‘Ma qui non si tratta di intelligenza e strategia, qui si tratta d’integrità e principio…Dite che non avete i requisiti per lottare con queste persone, ma li avete. Siete stata addestrata per anni sugli elementi cruciali della Costituzione. La conoscete meglio di me, meglio di tutti noi, avete ricevuto l’unica istruzione che conta’
Queen: ‘Quindi cosa mi consiglia di fare?’
Precettore: ‘Convocateli e dategli una bella strigliata come si fa coi bambini’
Queen: ‘Perché dovrebbero tollerarla?’
Precettore: Perché sono uomini inglesi dell’alta società. Una bella strigliata della Tata è quello che più desiderano nella vita’
Così fece, la giovane Regina. Convocò, strigliò. E così vinse. In più, divenne adulta. Poco dopo Churchill rassegnò le sue dimissioni.
Ma qui? Nel nostro cosiddetto ‘mondo reale’? In caso di grave deragliamento psichico, chi darà una strigliata a Jo Biden? Chi a Donald Trump?
Forse quell’uscita stravagante di Biden ‘God save the Queen!’ non fu poi così immotivata. Magari fu solo un accorato, utopico appello all’Etere, perché spedisse al più presto negli USA una Supertata con superpoteri, in grado di strigliare perbenino lui e Trump. Fino al punto – chissà! – di farli dimettere.
Carlotta Wittig
Bell’articolo, puntuale e sagace come sempre. Sottoscrivo e condivido tutto, compreso l’auspicio finale, spero che si avveri!
Interessante parallelo e retroscena di vicende targate House of Parliament vs Buckingham Palace.
Grazie per la fresca ventata di storia, passata, attuale e… futura