La guerra in Medio Oriente va ben oltre l’atavico confitto fra arabi e israeliani. Ne è convinto lo psichiatra, criminologo, scrittore ed ex parlamentare Alessandro Meluzzi, che a Lo Speciale fornisce la sua chiave di lettura.
Perché pensa che la guerra innescata dall’atto terroristico di Hamas sia qualcosa di inedito? Cosa c’è di diverso dal conflitto fra israeliani e palestinesi?
“Mi pare che ci stiamo trovando di fronte ad un sacrificio di Israele e dell’ebraismo da parte delle elìte mondiali. Gli indizi sono diversi e conducono tutti in un’unica direzione. Penso alla mancata prevenzione dell’intervento terroristico di Hamas, davvero non era possibile prevenirlo ed evitarlo? Penso alla reazione israeliana che sta causando la morte di migliaia di palestinesi aumentando le tensioni; penso alla possibilità sempre più concreta di un allargamento del conflitto, con bombardamenti sulla Siria e il sempre più probabile intervento dell’Iran. Qualcuno ha deciso di sacrificare Israele, la sua sicurezza, la sua integrità per conseguire interessi economici e finanziari sempre più occulti ma chiari ha chi ha occhi per vedere”
Il solito complottismo?
“La storia insegna che dietro le guerre ci sono stati sempre interessi economici, oltre che di egemonia geopolitica. La prima guerra mondiale si è fatta per azzerare debiti e crediti fra Stati e rimodellare il sistema economico. Ecco, penso che dietro tutte queste operazioni, la guerra in Ucraina, quella in Medio Oriente, la tensione fra Cina e Taiwan, vi sia esclusivamente la volontà delle elìte planetarie di imporre il nuovo ordine mondiale sacrificando intere popolazioni e mandando al massacro migliaia di persone innocenti. E stavolta la parte dell’agnello sacrificale tocca ad Israele, ancora di più adesso che a capo c’è un leader come Netanyahu che sappiamo bene non essere gradito al mondo della finanza globale, compresa quella di origini ebraiche. Come spiega altrimenti la protesta di intere comunità rabbiniche ed ortodosse contro di lui?”.
Quale sarebbe l’obiettivo finale?
“Come detto le guerre sono servite spesso nella storia per risolvere conflitti economici, per bruciare i libri mastri dei crediti e dei debiti, e stavolta la guerra in Ucraina, quella in Medio Oriente e quelle che probabilmente seguiranno, serviranno per imporre l’Agenda 2030 a quella parte del mondo che non vuole omologarsi, vedi la Russia e il mondo arabo per esempio. Il tutto ovviamente a spese degli israeliani che saranno alla fine quelli che pagheranno il prezzo maggiore in termini di vite umane. Speriamo soltanto che non si arrivi alla terza guerra mondiale, visto che come sempre avviene sono gli innocenti a rimetterci, mentre quelli che muovono le danze stanno ben riparati dalle bombe, pronti ad uscire dai bunker e a passeggiare sulle macerie a guerra finita”.
Come spiega l’immobilismo dell’America?
“L’America non è più da tempo governata dagli americani. Se i Paesi del mondo fossero governati dai popoli, le cose andrebbero diversamente. La verità è che sono tutti colonizzati da un potere multinazionale, finanziario, esoterico, elitario che governa il mondo in nome di interessi economici di poche lobby. Quello che pensano i popoli è del tutto irrilevante purtroppo, perché a governare è un’unica centrale finanziaria. Specie negli Stati Uniti, dove c’è oggi un presidente che appare chiaramente incapace di svolgere le proprie funzioni e che agisce in balia di un deep state che muove le fila di tutto”.
Un ritorno di Trump cambierebbe le cose?
“Le dinamiche interne alla politica americana sono incomprensibili e spesso indecifrabili, ma penso che un ritorno di Trump potrebbe migliorare la situazione. L’elìte che tiene in pugno gli Stati Uniti in questo momento teme l’esito delle elezioni presidenziali, su questo non c’è dubbio. Temo per questo ulteriori accelerazioni e un aumento delle tensioni internazionali, soprattutto se capiranno che le elezioni americane potrebbero cambiare gli scenari. Non in modo radicale, perché non dimentichiamo che alla fine anche Trump è un uomo del sistema, ma certamente di un sistema diverso da quello che sta tenendo in scacco il mondo”.