Centrodestra, a cosa serve la quarta gamba

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Il centrodestra ha ottenuto la sua quarta gamba. Noi con l’Italia si unisce all’Udc nel tentativo di raggiungere la soglia del 3% che garantisce l’accesso in Parlamento.

C’è chi confida nell’effetto nostalgia e punta sui nostalgici pronti a barrare lo scudocrociato sulla scheda elettorale, chi è pronto a far valere consensi sul territorio mai scalfiti da rovesci politici e vicende giudiziarie, chi cerca un posto nel prossimo parlamento dopo svariati cambi di casacca. E’ questo il panorama dell’universo dei moderati, dei centristi ormai divisi in micro gruppi, personaggi del centrodestra convinti di poter procurare voti per puntellare la vittoria di Silvio Berlusconi.

E’ stato un processo costitutivo in due tappe. Prima ha visto la luce la componente liberal-popolare che ha scelto il nome Noi con l’Italia. La compagine è piuttosto eterogenea. C’è Raffaele Fitto, che dopo aver voltato le spalle a Berlusconi per un po’ ha tentato un’intesa con Matteo Salvini che però alla fine gli ha strappato due deputati (Nuccio Altieri e Roberto Marti) in Puglia, dove l’ex ministro concentra la quasi totalità dei sui consensi. Con loro anche Enrico Zanetti, viceministro di Padoan e Saverio Romano, ex ministro del governo Berlusconi. A completare la pattuglia l’ex ministro del governo Renzi, Enrico Costa, l’ex sindaco di Verona Flavio Tosi (che nel frattempo ha detto di voler far pace con Salvini) assieme a Maurizio Lupi e a Roberto Formigoni, orfani di un partito dopo l’implosione di quello di Angelino Alfano.

A pochi giorni dalla costituzione del nuovo partito, spinti da sondaggi molti lontani dal 3%, da Lupi e Formigoni sono partite una serie di telefonate con Lorenzo Cesa, leader dell’Udc forte di un consenso che si aggirerebbe intorno all’1% (anche grazie al contributo di Clemente Mastella e Paolo Cirino Pomicino). In poche ore hanno raggiunto un accordo per correre insieme alle elezioni.

Resta da capire cosa ne sarà di Idea, il movimento di Gaetano Quagliariello e di Energie Per l’Italia di Stefano Parisi che al momento si tengono alla larga dalla nuova creatura centrista ma che sono lontanissimi dalla soglia del 3%.

Sarà lo scudo crociato portato in dote da Cesa il simbolo attorno al quale convergeranno le diverse anime moderate del centrodestra. Si presenteranno in coalizione con Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia anche se l’accordo formale non c’è ancora a causa della maggiore vicinanza del nuovo soggetto politico a Berlusconi piuttosto che a Salvini. Infatti i presìdi di Romano in Sicilia, di Fitto in Puglia, di Costa in Piemonte, di Lupi a Milano e di Zanetti nel Nord Est potrebbero essere determinanti nella competizione tra Forza Italia e Lega. Il leder forzista, infatti, continua a tenere le porte aperte a tutti perché convito di avere in mano la carta vincente per far pendere la coalizione dalla sua parte. La strategia è chiara: portare voti a Berlusconi in cambio di una manciata di posti nei collegi uninominali sicuri dove piazzare i candidati più in vista.

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