Dall’euro ai vaccini. I grillini stanno diventando istituzionali?

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Prima la marcia indietro sull’uscita dall’euro e poi la posizione più accomodante sui vaccini con Luigi Di Maio che propone una legge sulla «raccomandazione». E’ iniziata l’istituzionalizzazione del M5s?

Nell’ultima fase di campagna elettorale il Movimento 5 stelle abbandona le posizioni più oltranziste e imbocca la strada della normalizzazione. Un processo di istituzionalizzazione che potrebbe scontentare la base più intransigente ma che potrebbe essere una tattica capace di far incassare parecchi dividendi. I grillini possano contare su un rilevante consenso elettorale, si sono affermati come unica forza politica “diversa”, pura, non contaminato dai giochi (secondo loro) sporchi della politica. Un tesoretto elettorale che consente a Di Maio e all’ala più pragmatica del movimento di rendere meno estreme le loro posizioni per lanciarsi alla caccia del voto moderato. Posizioni che ai pasionari del movimento di Beppe Grillo e Davide Casaleggio provoca l’orticaria a causa del tradimento dello spirito originario, una svolta moderata da partito anti-sistema a riformatore del sistema.

La svolta moderata del partito che sventola la bandiera della propria diversità è un percorso a tappe. Prima è stata la volta della moneta unica con Di Maio che nel salotto di Porta a Porta ha detto: «Non è più il momento di uscire dall’euro». Lui che a metà dicembre su La7 si era lasciato sfuggire un «è chiaro che, se si dovesse arrivare al referendum, io voterei per l’uscita». La situazione è cambiata in Europa, per il capo politico dei grillini, ed è più favorevole per l’Italia.

Poi, ieri, è stata la volta dei vaccini. Sempre il candidato premier del M5s, ospite di Un giorno da pecora su Radio 1, in risposta a una domanda sul decreto Lorenzin ha argomentato: «Faremo una legge sulla raccomandazione dei vaccini, noi siamo a favore della raccomandazione dei vaccini e per l’obbligo, ma come era inteso prima del decreto Lorenzin». Di Maio, quindi, dice che bisogna tornare a prima della norma quando i vaccini obbligatori erano solo quattro. Una “terza via” che in qualche maniera ricalca la posizione di Luca Zaia, governatore della Regione Veneto che aveva deciso sospendere il decreto di moratoria di due anni per l’applicazione delle norme sui vaccini. Decisione bocciata prima dal Consiglio di Stato e poi dalla Corte Costituzionale che ha dichiarato non fondate tutte le questioni prospettate nei ricorsi della Regione sull’obbligo di vaccinazione per l’iscrizione a scuola.

In realtà gli indizi che conducevano verso il processo di istituzionalizzazione del movimento non mancavano. La stessa modalità di selezione del candidato premier che ha portato allo scontato nome di Di Maio ha avuto davvero poco di aperto e partecipato. Come ha scritto Manuela Perrone sul Sole 24 Ore il M5s è “un partito non immune dalla malattia del correntismo, che però riesce ancora a tenere a bada. Un partito che ha una struttura non tanto diversa, quanto più primitiva degli altri, a dispetto della modernità dei mezzi e delle piattaforme informatiche”.

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