“Usare il termine razza oggi è come continuare a parlare di omosessualità come malattia”. Lo scrittore Fulvio Abbate, raggiunto da Lo Speciale, interviene nel dibattito in corso in queste ore scatenato dalle frasi di Attilio Fontana, candidato del centrodestra alla Regione Lombardia, sulla “razza bianca a rischio” per l’afflusso di migranti.
L’ex sindaco di Varese si è poi scusato dicendo di aver pronunciato una “frase infelice” detta sul momento senza troppo riflettere. Ma ormai l’incendio è divampato e spegnerlo è quasi impossibile. Lo stesso Matteo Salvini ha cercato di parare il colpo ammettendo “l’infelicità” delle frasi usate da Fontana ma ribadendo comunque che “il problema esiste”.
Abbate, come giudica le parole del candidato leghista?
“Su quale base possiamo pensare che le persone di colore siano peggiori dei nostri orribili parenti di razza bianca? Mi sembra una dichiarazione raggelante perché frutto di grettezza piccolo borghese , la grettezza di chi non riesce a guardare oltre ciò che c’è fuori il portone di casa”.
Il termine razza è però utilizzato anche all’articolo 3 della Costituzione italiana, quindi dov’è lo scandalo?
“La categoria di razza è stata messa in discussione al pari dell’omosessualità che l’organizzazione mondiale della Sanità ha derubricato dall’elenco delle malattie”.
Non si è in presenza della solita dittatura terminologica propria del politicamente corretto?
“Il politicamente corretto qui non c’entra nulla. Il termine razza rimanda all’idea di una possibile razza superiore rispetto a razze socialmente subalterne. Il pericolo sta tutto qui, non è questione di terminologia”.
C’è chi ha colto l’occasione per smascherare l’idea del centrodestra moderato. Basta una frase come questa per poter affermare che il centrodestra, candidando uno come Fontana, ha perso la connotazione moderata?
“Il problema non è la moderazione ma il linguaggio. Certi settori del centrodestra sanno perfettamente che spingendo il pedale su posizioni che potrebbero anche apparire come razziste può tornare utile per guadagnare voti. Perché in fondo, inutile negarlo, in Italia esiste un razzismo latente di carattere sociale. Nessuno considera i neri inferiori in termini di razza ma in quanto poveri, e questo va detto è presente anche a sinistra. Da qui certe parole d’ordine utili ad acquisire consenso in chi vede nella povertà un rischio per la propria sicurezza. I migranti fanno paura non per il colore della pelle ma perché poveri. Da diversi decenni la povertà è quasi diventata un crimine”.