Non sarà un nuovo patto del Nazareno però gli indizi di una convergenza tra Partito Democratico e Forza Italia diventano sempre di più. Ma oggi è Massimo D’Alema a fare lo scoop sull’alleanza tra Renzi e Berlusconi.
L’ultimo tassello è contenuto nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera da D’Alema che non risparmia le consuete critiche al segretario del Partito democratico ma che poi si è lanciato nel prefigurare uno scenario post-voto in cui necessariamente bisognerà ricorrere a un “governo del presidente”. «Una convergenza di tanti partiti diversi attorno a obiettivi molto limitati». In questo scenario altamente instabile Liberi e Uguali sarebbe disponibile a sostenere l’esecutivo. Una situazione emergenziale ma valuta (causa Rosatellum), secondo l’ex presidente del Consiglio, proprio da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Partito democratico e Forza Italia sono a caccia di voti. Non per vincere ma per determinare chi sarà il grande azionista di un probabile governo di coalizione sul modello appena (nuovamente) realizzato in Germania tra la Cdu- Csu di Angela Markel e i socialdemocratici di Martin Schulz. Dal 5 marzo in poi, Renzi e Berlusconi sembrano pronti a convergere per sostenere un governo di larghe (o strette) intese composto da Pd, partito di Berlusconi e dai gruppuscoli di centro. Anche l’approvazione del Rosatellum è frutto delle reciproche convenienze tra Pd e FI. Dal desiderio di depotenziare il Movimento 5 stelle, alla possibilità di tenersi le mani libere per il dopo voto.
Come questo giornale ha già scritto, ormai è chiaro che l’obiettivo comune di Renzi e Berlusconi è quello di fermare la possibile avanzata del Movimento 5 stelle. Per il segretario del Pd i grillini sono « l’incompetenza elevata a elemento di orgoglio». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il leader forzista che ha spiegato: « Nel ‘94 scesi in campo perché altrimenti il partito comunista sarebbe andato al potere, solo con la mia discesa in capo e la creazione di FI riuscimmo ad evitare questo gravissimo pericolo. Oggi c’è in campo il M5s, una formazione più pericolosa dei post comunisti di allora, che somiglia più a una setta che a un partito».
In questo scenario sarebbe coinvolta anche la Lega. Alcuni osservatori fanno notare che la mossa di Roberto Maroni, che ha deciso non correre nuovamente per la presidenza della Regione Lombardia, sia un jolly che potrebbe giocarsi Berlusconi. L’ex Cavaliere vorrebbe Maroni in Parlamento per avere una sponda leghista sicura in caso di una “non vittoria” del centrodestra e di necessità di larghe intese.
L’alleanza tra Partito democratico e Forza Italia è uno scenario sempre più fattibile anche per gli elettori. Secondo un sondaggio dell’istituto di ricerca Index Research per Piazza Pulita l’alleanza tra Renzi e Berlusconi è l’ipotesi più probabile dopo le elezioni politiche del 4 marzo: con un punteggio di 7,6 (in una scala da 1 a 10), infatti, è lo scenario più accreditato dalle persone intervistate.