Caos parlamentarie M5S; simbolo della “diversità” del Movimento rispetto ai partiti tradizionali, o piuttosto del completo fallimento del modello di selezione della classe dirigente grillina? Lo Speciale ne ha parlato con il filosofo Paolo Becchi inizialmente vicino al M5S per poi prenderne definitivamente le distanze.
Come giudica quanto avvenuto con le parlamentarie? La piattaforma Rousseau che è andata in tilt, le polemiche, le esclusioni e conseguenti minacce di ricorsi?
“Il caos c’è da tempo, quindi non è una notizia. Mi chiedo innanzitutto: quanti movimenti 5Stelle abbiamo? Ne abbiamo uno, due o tre? Per partecipare a queste parlamentarie sembra ci si debba iscrivere ad una nuova associazione chiamata “associazione Movimento 5Stelle”. Che significa questo? Che chi faceva parte della precedente associazione deve abbandonare l’altra e iscriversi per forza alla nuova? Tutto questo sarebbe stato deciso dai vertici e mi pare chiaro l’intento di Di Maio e soci di voler annullare il primo Movimento, quello creato nel 2009. Il fatto è che tutti parlano del caos delle parlamentarie e nessuno invece parla di questa decisione, rivolta a distruggere il M5S della prima ora. Le parlamentarie sono soltanto una farsa”.
Ma Beppe Grillo a questo punto chi è? Il registra, il garante, il padre nobile del Movimento, oppure nulla di tutto questo?
“Bella domanda. Secondo me non lo sa neanche lui. Beppe Grillo dovrebbe far parte della prima associazione come capo politico, oggi dovrebbe essere garante della nuova. Credo si sia stancato di governare la truppa e stia cercando di chiamarsi fuori. Non può farlo adesso in campagna elettorale per non danneggiare il Movimento, ma ritengo che non ne voglia più essere né regista, né garante. Anche perché ormai è tutta una farsa. Ora ci sono degli esclusi che pensavano di essere inclusi e degli inclusi che non avrebbero mai immaginato di essere accettati. Non credo ci sia del dolo in tutto questo ma soltanto della grande incapacità, sia politica che tecnica. Non dimentichiamo che la piattaforma Rousseau la scorsa estate era stata violata dai pirati informatici con un gioco da ragazzi, alla faccia dell’efficienza”.
Però dal M5S rispondono che tutto ciò non è affatto simbolo di incapacità ma un punto di forza perché, al netto delle inefficienze, i grillini sono gli unici a far decidere le candidature non al vertice ma dalla base. Questo non è in parte vero?
“Non direi, anche perché le parlamentarie mi pare servano soltanto a scegliere i candidati dei listini plurinominali. Poi c’è tutto il discorso delle candidature uninominali e qui non ci sono primarie. La scrematura finale la fanno sempre i vertici che volendo possono anche escludere persone che sono state votate. Del resto lo hanno già fatto e non si capisce neanche su quale base e seguendo quali criteri. Ci sarà una grande protesta da parte dei tanti esclusi fino a rischiare una class action. Non mi pare una grande prova di democrazia. Mi sembra invece che il principio della purezza della rete si stia rivoltando contro di loro”.
Quindi chi comanda nel M5S?
“Al momento mi pare chiaro che a comandare sia Di Maio. Grillo fa il garante, ma di cosa? Di una nuova associazione che ha preso il posto della prima che presto probabilmente si ribellerà? Mi risulta che il primo Movimento abbia nominato un curatore speciale per salvaguardare i suoi interessi. Prima o poi ritengo, il conflitto esploderà. Ora vedremo come Grillo si comporterà in campagna elettorale. Se sarà defilato come penso, avremo la dimostrazione che ha mollato definitivamente il M5S”.