Il sindaco di Firenze Dario Nardella è stato duramente contestato ieri durante un corteo organizzato dalla comunità senegalese della città per protestare contro l’omicidio di Idi Diene, ambulante di 54 anni regolare in Italia, ucciso da uno squilibrato su Ponte Vespucci.
L’omicida, secondo quanto appurato dalle prime indagini, pare volesse suicidarsi per problemi economici ma poi avrebbe deciso di cambiare idea sparando alla prima persona che gli sarebbe capitata davanti, che è stato appunto il senegalese. L’uomo avrebbe sparato con la sua pistola Beretta regolarmente detenuta. Sarebbe stato escluso, almeno per il momento il movente razzista e xenofobo.
Già lunedì sera una prima manifestazione organizzata da un gruppo di senegalesi e di cittadini si era tradotta in atti di vandalismo con il danneggiamento di alcune fioriere e con il riovesciamento di cassonetti dei rifiuti. Nardella con un post aveva preso le distanze dai violenti e condannato gli episodi vandalici. Per tutta risposta si era trovato insultato sui social dal popolo radical-chic che aveva definito vergognosa “l’indignazione per le fioriere rotte di fronte alla vita di un uomo”.
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Ieri il sindaco ha partecipato al corteo anti razzista su invito della stessa comunità senegalese, ma ha dovuto allontanarsi subito a causa delle violente contestazioni contro di lui.
Avrebbe ricevuto insulti, spintoni e sputi, sia da parte di alcuni immigrati che di manifestanti dei centri sociali. Vista la brutta aria Nardella ha preferito andarsene, senza prima aver dichiarato: “La storia di Firenze è la storia del dialogo, la città capisce la rabbia per la morte di un uomo ma non accetta la violenza”.
Al primo cittadino sono poi giunte le scuse di un portavoce della comunità senegalese, Pape Diaw, che ha dichiarato:“E’ stato un gesto brutto, mi sono scusato con il sindaco a nome di tutti”.
Una situazione davvero allarmante che certamente dovrebbe far riflettere: perché, se è comprensibile la rabbia dei senegalesi di fronte all’insensato omicidio di un loro connazionale, non è certo con la protesta violenta che si può pensare di contrastare forme di discriminazione e di razzismo. In questo caso poi sembra proprio che il razzismo non c’entri nulla, visto che come detto l’assassino avrebbe sparato sull’ambulante senegalese senza un movente xenofobo, ma soltanto perché in quel momento era il primo che si trovava davanti.
Al suo posto alla fine poteva esserci anche un qualsiasi cittadino italiano. E incredibilmente proprio l’assenza del movente razzista ipotizzata dagli inquirenti, sarebbe alla base della rabbia dei senegalesi, che hanno contestato il sindaco. Al punto che già si starebbe organizzando una manifestazione nazionale a Firenze per sabato 10 marzo, contro il razzismo e per ricordare Idy Diene. Oltre alla comunità senegalese starebbero lavorando all’organizzazione amche Rifondazione Comunista e i centri sociali della città.