“Paradossalmente, la tragedia di Alfie ha fatto emergere aspetti positivi come la mobilitazione internazionale delle coscienze, la mobilitazione poderosa in difesa della vita. Tutto ciò rincuora”: padre Gonzalo Miranda, decano della facoltà di bioetica all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in un’intervista al sito della Santa Sede Vatican News ha parlato di “terreno scivoloso” per descrivere il crinale nel quale si è sviluppata l’intera vicenda.
Il sacerdote giudica molto negativamente però la decisione dell’Alta Corte inglese di revocare la patria potestà ai genitori dando il consenso ai medici dell’Alder Hey Hospital di staccare la spina.
“La patria potestà – afferma padre Miranda – può essere sospesa o revocata se i genitori rischiano di essere un pericolo per il loro figlio. In questo caso mi sembra difficile credere che il tentativo dei genitori di condurlo altrove per ottenere una vera e propria diagnosi della malattia e una possibile cura avrebbe potuto essere lesivo per Alfie. E’ stato un atteggiamento inaccettabile”.
“Mi sembra molto difficile – conclude – pensare ad un accanimento terapeutico perchè il respiratore e l’alimentazione non credo potessero causare delle sofferenze inutili tali da giustificare un’ interruzione. E il beneficio di questa terapia era massimo: il mantenimento in vita”.
Era in corso un accanimento terapeutico?
Per Padre Miranda “l’altro versante, scosceso e sdrucciolevole, sul quale si prova ad inerpicare il professor Miranda è sull’accusa di accanimento terapeutico. Davvero il piccolo Alfie, come hanno provato ad argomentare alcuni medici e numerosi media, stava subendo trattamenti inefficaci che provocavano ulteriore sofferenza? “Mi sembra molto difficile pensare ad un accanimento terapeutico perché il respiratore e l’alimentazione non credo potessero causare delle sofferenze inutili tali da giustificare un’ interruzione. E il beneficio di questa terapia era massimo: il mantenimento in vita”.