Il contratto di governo fa già spread, Cottarelli e Anzaldi avvertono

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“La pericolosa impennata dello spread, arrivato a +7% in pochi minuti dall’apertura, sta causando gravissimi danni al nostro Paese e rischia di diventare un’ecatombe per i risparmi degli italiani e per i loro mutui, oggi ai tassi più bassi di sempre, tornando ai tempi della minaccia bancarotta di sette anni fa. Salvini e Di Maio ritirino immediatamente con un impegno scritto la minaccia di non pagare il debito pubblico italiano, unita all’intenzione di uscire dall’euro e alle barzellette di Grillo su referendum e doppia moneta”. Il post su facebook del deputato del Partito democratico Michele Anzaldi, avverte del rischio spread, o meglio della “minaccia-spread”, perché ogni volta che si ragiona al di fuori di certe griglie, succede che esca fuori questo riferimento.

D’altronde la sovranità ormai appartiene ai mercati, e non si può fare a meno della finanza e ignorare i debiti dei Paesi.

“La volontà di non pagare 250 miliardi di euro di debito – prosegue Anzaldi – può causare l’immediato ritiro di tutti gli investitori internazionali, che come scrive il “Corriere della sera” potrebbero decidere di vendere all’istante 700 miliardi del nostro debito pubblico. Una catastrofe che getterebbe al vento anni di sacrifici degli italiani e ci proietterebbe in uno scenario drammatico di tracollo finanziario dell’intero Paese”.

E il contratto di governo non convince neanche l’ex commissario alla spending review Cottarelli su Milano Finanza: “Nella sua versione più economica costerebbe trai 15 e 17 miliardi di euro, che non è poco”. In merito invece a come neutralizzare le clausole di salvaguardia per non far aumentare l’Iva l’anno prossimo, Cottarelli pensa che occorra lavorare sulla spesa: “Credo che sia ugualmente importante centrare gli obiettivi di bilancio per il prossimo anno, perchè abbiamo ancora un debito pubblico che ci espone a un rischio troppo elevato e che finora non è stato ridotto (anzi, a marzo ha superato i 2.300 miliardi). Siamo l’unico, Grecia esclusa, tra i Paesi europei con un debito paragonabile al nostro, come il Portogallo, a non averlo ridotto. La conseguenza per l’Italia è uno spread più alto rispetto a quello della Spagna“, ha concluso.

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