Il giorno dopo l’assemblea dem è scontro e caos nel Pd. Solo alla fine arriva l’armistizio ma con Gentiloni e Calenda non c’è pace, solo tregua. E anche Martina ha preso posizione contro le critiche a Gentiloni.
C’è chi come il segretario reggente vuole un “Pd diverso”, chi un fronte repubblicano con Bonino e liberali, chi non perdona a Renzi il fatto di non essersi assunto la responsabilità della sconfitta del 4 marzo che pesa come un macigno, per non parlare del crollo subito dai dem anche nelle amministrative.
L’ex premier replica che si tratta solo di “politica” e afferma di essere pronto a confrontarsi con tutti, su tutto, dall’Europa e l’immigrazione fino ai vitalizi o ai voucher. Ma la verità è che i renziani scricchiolano, sotto il peso del sovranista padano pigliatutto, che ha fatto emergere nell’ala sinistra del parlamento le contraddizioni e le ipocrisie sia interne che esterne. Per Renzi “stanno attaccando il Matteo sbagliato“. Di fatto l’avvio della fase congressuale non è piaciuto ai più che accusano il segretario Martina di aver parlato tardi, solo oggi, e di essere un renziano ‘redento’ sulla strada di Gentiloni.
Ma il colpo di scena viene da un renziano “convertito”, il sindaco di Milano Sala, che ora a Matteo dice di non essere la guida giusta e tuona il suo “basta con l’uomo solo al comando”. Guarda caso Sala si vede con Franceschini, altro nome di peso anti-renziano che starebbe preparando il nuovo corso del partito allargando il progetto al centrosinistra da Leu ai sindacati.
Insomma il rischio è quello di un congresso contro Renzi a cui si opppongono Guerini e Delrio, i fedelissimi anti-crisi, ma sarà difficile riescano ad arginare un fiume in piena. Pesa troppo quello scontro tra Renzi e Gentiloni (che è nei sondaggi più gradito di Matteo) e quegli attacchi di Calenda, pronto mandare al macero il partito a cui si è tesserato da pochissimo.
Un Pd “in crisi puberale dal 5 marzo” come lo definisce l’ex ministro dello Sviluppo Economico. E a candidarsi nei giorni scorsi alla gara c’è anche Nicola Zingaretti sul quale convergeranno gli orlandiani, big come Gentiloni e Veltroni, gli unionisti prodiani.
I numeri chi ce li ha? I renziani non sono più convinti di nulla. E alle Europee c’è chi sospetta che ci sarà già il colpo di scena.