Rispunta il piano B dell’uscita dall’euro dopo l’audizione in Parlamento del ministro degli Affari europei Paolo Savona. Di fronte alla Commissione sulle politiche Ue di Camera e Senato ha detto: “Dobbiamo essere pronti a ogni evento. In Banca d’Italia ho imparato che non ci si deve preparare a gestire la normalità, ma l’arrivo del cigno nero, lo shock”. Sull’uscita dall’unione monetaria ha poi aggiunto: “Possiamo trovarci nelle condizioni in cui non siamo noi a decidere ma siano altri. La mia posizione del piano B, che ha alterato la conoscenza e l’interpretazione delle mie idee, è essere pronti a ogni evento”. Posizione ovviamente che sta facendo molto discutere. Interviene a Lo Speciale il presidente della Commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi, economista e parlamentare della Lega, da sempre favorevole all’uscita dell’Italia dall’euro.
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Savona ha avvertito l’Italia: “Sia pronta al ‘cigno nero. Altri potrebbero decidere la nostra uscita dall’euro”. E nei prossimi giorni incontrerà Mario Draghi. Condivide la posizione del ministro?
“Savona ha detto una cosa ovvia, ma come spesso avviene quando si sostiene ciò che è ovvio, parte subito la corsa a travisare le parole, il discorso tra l’altro è stato ampio. Se un nuovo capitano sale su una nave e controlla le scialuppe di salvataggio, compie un gesto doveroso, rivolto a garantire la sicurezza di tutti i viaggiatori. La nostra stampa però sarebbe capace di scrivere che lo ha fatto perché si augura il naufragio. Savona ha detto una cosa di assoluto buon senso”.
Ma quindi esiste davvero il rischio ‘cigno nero’?
“Nonostante quello che sostiene la retorica, non esistono le monete irreversibili, altrimenti avremmo ancora il sesterzio di epoca romana. Mi permetta per l’ennesima volta di ribadire che l’uscita dall’euro non è contemplata in nessuna forma – possibile ed immaginabile – nel programma di governo, quindi l’Italia non intende abbandonare l’unione monetaria. Qualcuno continua a non capirlo, o forse molto più credibilmente, finge di non comprenderlo. Questo non significa che io non continui ad essere convinto che sia la soluzione migliore per l’Italia, ma poiché quando ci siamo seduti al tavolo con il M5S è stato subito chiaro che su questo argomento non c’erano margini di intesa con la controparte, nel contratto di governo questa eventualità non è stata contemplata. Ma esiste anche l’ipotesi che l’uscita non dipenda da noi”.
Quali potrebbero essere le situazioni evocate da Savona in cui “potremmo non essere noi a decidere”?
“La Germania in questo momento non ha una posizione molto stabile a livello di governo. Potrebbe capitare che per interessi loro, i tedeschi decidano di abbandonare l’unione monetaria e tornare al marco? Chi potrebbe impedirlo? A quel punto se dovesse verificarsi uno scenario del genere, dovremo essere pronti a gestire la transizione. Tutto qui, ipotesi che sono sempre esistite. Saremo in grado di farlo? Spero che la risposta sia affermativa, perché dovrebbe essere interesse di ogni Paese avere dei piani alternativi con delle procedure di emergenza per fronteggiare eventuali situazioni potenzialmente pericolose. Savona fa dunque bene ad indagare, e se non lo facesse lui andrei a farlo io personalmente, chiedendo alla Banca d’Italia quale sarebbe lo stato delle nostre procedure qualora uno scenario del genere dovesse realmente concretizzarsi. Non ha mai detto invece che lo scenario si verificherà sicuramente o che lo prospetti”.
Però non può negare che il Governo italiano sia una sorta di sorvegliato speciale da questo punto di vista. O la Lega ha forse rinnegato le posizioni euroscettiche che lei, insieme al collega Bagnai, incarnate da sempre?
“Chi mi conosce sa bene come la penso. La mia posizione sulla moneta unica è nota a tutti, ho scritto articoli e libri in cui spiego chiaramente che l’Italia starebbe meglio fuori che dentro l’euro. Non rinnego nulla di ciò che ho sempre sostenuto, anche se poi mi sono allineato alle regole del gioco e farò il possibile per lavorare all’interno di questa maggioranza, supportando l’azione del Governo Conte, pur senza portare avanti questa eventualità. Ad ogni modo basta andare sulla rete per rendersi conto di come tutti i Paesi europei si siano dotati di piani B per fronteggiare una eventuale crisi dell’euro. Dalla Germania all’Olanda hanno tutti pianificato delle procedure emergenziali da attivare. Quindi, chi si ostina a ripetere che i mercati sono in allarme e che lo spread sale perché il nostro Governo ha un piano B per l’uscita dall’euro, dice una fake news”.
Le parole di Savona però hanno innescato molte polemiche. C’è chi denuncia il rischio di una corsa ai risparmi e di un blocco della crescita. Come smentire queste paure?
“Se i mercati possono essere influenzati in modo così netto da certe fake news, allora mi domando cosa potrà accadere quando non ci sarà più il Quantitative easing (l’acquisto da parte della Bce dei titoli di stato dei paesi dell’eurozona ndr.) che Draghi ha annunciato di sospendere da gennaio 2019. A quel punto non saremo forse ancora di più in balia di speculazioni potenzialmente inventate? Penso sia il caso di rifletterci seriamente. Se si metterà in giro la falsa notizia che un Paese della Ue vuole uscire dall’euro, se detta notizia verrà presentata in maniera catastrofica, cosa accadrà con i detentori di titoli di Stato di quel Paese? Nell’incertezza saranno inevitabilmente spinti a vendere. Questo significa che un Paese dell’eurozona rischierà di essere tagliato fuori dal mercato soltanto sulla base di speculazioni. Penso sia un problema molto serio da affrontare, ancora prima di discutere di cambi alla governance europea”.