Se in Svezia un cittadino su cinque (il 17,6%) ha scelto i sovranisti una ragione c’è. Invece, i media nazionali e internazionali tutti asserviti, in buona e mala fede, al sistema, al potere, ai partiti e al pensiero unico liberal e radical, ignorano questo dato e si stanno gettando in una campagna di diffamazione riguardante i leader dell’estrema destra (dal titolo quasi ironico, da eterogenesi dei fini, “Democratici svedesi”) e nella solita allarmistica demonizzazione ideologica.
Una campagna scientifica, molto simile a quella che abbiamo conosciuto a 360 gradi, a cominciare dall’Italia: si crea un’atmosfera apocalittica, la fine del mondo, la dittatura che arriva, e poi anche di fronte ad una rilevante avanzata del “pericoloso mostro”, si dice che in fondo, i sovranisti hanno aumentato i voti, “ma non hanno sfondato”. Uno spartito consueto, trito e ritrito. La versione da diffondere è che “si tratta di una protesta, della pancia, ma non della verità”. Perché la verità è rappresentata dai soliti noti: i mondialisti, i custodi della democrazia, gli indignati morali, i professionisti dell’umanità.
Certo, in Svezia ora, numeri alla mano, sarà molto difficile formare un governo: l’Alleanza di centro-destra ha ottenuto il 40,3%, mentre i vecchi social democratici, l’Alleanza di centro-sinistra il 40,6%.
Un bel rebus. Ma la riflessione è che pure la Svezia è lo specchio dei drammi europei; il voto è la causa e l’effetto dell’emergenza-immigrazione con tutte le sue ripercussioni a livello sociale (sicurezza, economia, criminalità).
E visto che nessuno lo fa, vediamo nel dettaglio i numeri svedesi: solo nel 2015 il governo ha accolto 163mila migranti, il dato più alto nel rapporto tra popolazione autoctona e nuovi arrivi. La Svezia ha poco più di 10milioni di abitanti, e i cittadini provenienti dall’estero, sono già il 19% della popolazione. E ancora: tra il 2007 e il 2017 gli stupri sono aumentati del 35%, lo spaccio di droga del 10%. Finora il Welfare ha avuto una funzione stabilizzante, è un modello che ha reso la Svezia una sorta di paradiso terrestre (il tasso di disoccupazione è appena al 6%), ma regge fin quando la popolazione resterà omogenea e controllata. L’invecchiamento della popolazione più l’afflusso massiccio dei migranti (secondo i sovranisti), invece, creerà effetti disastrosi (altro che ricchezza, risorsa come dicono i progressisti), a partire dalla stessa identità culturale, storica svedese: la maggior parte di immigrati che si sono stabiliti nel giovane regno, infatti, sono di fede islamica. La Svezia, in prospettiva, diverrà la culla islamica del Nord Europa? Un problema importante non solo per la Svezia, ma per tutti.
Ci si chiede infine, come reagirà in sede internazionale e in vista delle prossime consultazioni europee, il Ppe, il partito conservatore cattolico continentale (sulla carta, alternativo alle sinistre), alla luce del cambiamento geo-politico europeo (l’avanzata dei sovranisti): userà Orban come contraltare interno al gruppone sovranista ed euroscettico o lo espellerà? Anche questo un altro bel rebus