Di Stefano (CasaPound): “Retromarcia sa di sconfitta. Vediamo Salvini su global compact”

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Retromarcia del governo sul deficit. Nel vertice di ieri sera a Palazzo Chigi, Conte, Salvini e Di Maio, hanno ribadito la volontà di dialogo con l’Europa, lasciando intendere la disponibilità a ritoccare l’ammontare del rapporto deficit-pil, abbassando la soglia del 2,4% fissata in manovra. Secondo molti si tratterebbe di un pericoloso dietrofront rispetto alla politica fin qui portata avanti da Lega ed M5S. Una notizia quella del “cambio di passo” che tuttavia non sembra stupire più di tanto il segretario nazionale di CasaPound Simone di Stefano, intervistato da Lo Speciale.

Anche secondo voi di CasaPound il governo si è calato le braghe davanti ai burocrati di Bruxelles?

Non è questione di calarsi o meno le braghe, è sbagliata l’intera strategia. Non si può fare il muro contro muro con chi ci stampa i soldi, perché perderemo sempre. Solo se riacquisteremo la sovranità monetaria e usciremo dall’Unione europea, potremo essere liberi da obblighi e vincoli e potremo fregarcene altamente dei commissari di Bruxelles. Non basta dire che otterremo ciò che si vuole cambiando l’Europa a maggio con le elezioni. Non cambierà nulla fino a quando saremo schiavi della Banca centrale europea”.

Si aspettava un cedimento sul deficit al 2,4% dopo che questo era sembrato un punto irrinunciabile? E Salvini vi ha deluso da questo punto di vista?

“Ho sentito in questi mesi parlare più volte di cambiare l’Unione Europea con una grande alleanza fra sovranisti e popolari europei che escuda i socialisti. Questo l’ho sentito ripetere tanto da Salvini che da altri esponenti della Lega e di movimenti che si richiamano al sovranismo. Ma il Partito Popolare europeo è sempre il partito della Merkel, di Juncker, di Berlusconi. Quindi se l’idea è quella di cambiare l’Europa con questa alleanza, già sappiamo che non cambierà nulla. Bisogna decidere soltanto se stare dentro o stare fuori dall’euro e dalla Ue, non esistono alternative. Se si sta dentro si continuerà a sottostare a politiche che punteranno allo smembramento dell’Italia. Non vorrei che certe spinte secessionistiche finiscano con il saldarsi a questa grande idea di Europa federale in cui l’Italia non dovrebbe più esistere. Di sicuro si avverte un significativo cambio di rotta rispetto a ciò che si è detto in campagna elettorale, ma questo lo si percepiva in realtà già da tempo”.

A questo governo avete sempre concesso una linea di credito. Oggi la ritirate?

“Il governo aveva ed ha ancora delle grandi possibilità, ma se uno deve basarsi su certi fatti certamente è lecito iniziare a dubitare della sua affidabilità. Ma credo che a dubitare saranno soprattutto gli elettori della Lega e del M5S. Adesso ci sarà un appuntamento importante, la firma del global compact sull’immigrazione che avverrà in Marocco l’11 dicembre. La Lega si è detta contraria, ma se poi Conte e Moavero firmeranno questo trattato che noi reputiamo una grande sciagura, dal momento che farà decadere ogni differenza fra profugo e migrante economico e sancirà il diritto a migrare in ogni parte del mondo, significherà che tanto Salvini che Di Maio avranno abbassato la testa di fronte  al globalismo mondialista. Consideri che altre nazioni molto più piccole dell’Italia si sono già pronunciate contro il Global Compact, quindi questo sarà il vero spartiacque per capire se davvero ci si potrà fidare o no di questo governo. Di certo ad oggi non si capisce dove voglia andare a parare”.

C’è chi comunque ritiene che abbassare il deficit al di sotto del 2,4% dal punto di vista politico rappresenti un segnale elettorale devastante. Condivide?

“Il dialogo con Bruxelles è di per sé una sconfitta, la retromarcia c’è stata ed è evidente. Il fatto è che Lega ed M5S hanno preso i voti degli italiani arrabbiati, quelli per intenderci che vorrebbero spaccare tutto, e ora quei voti sono traditi da chi, una volta al governo, sembra interessato a diventare un diplomatico raffinato che gestisce le cose in punta di fioretto. Gli elettori di Lega ed M5S potrebbero essere tranquillamente quelli che in Francia si mettono i gilet gialli. Vedere ora Salvini e Di Maio al governo che si mettono a fare i mediatori è a dir poco risibile. Ma questa è la logica conseguenza di un governo che pretende di essere autonomo da chi ci stampa i soldi e ci ricatta con l’arma dello spread. O si torna indipendenti a 360 gradi o sarà tutto inutile”. 

Siete pronti ad accogliere il consenso dei potenziali delusi in uscita dalla Lega?

“Non ci interessa ciò che accade negli altri partiti. Noi di sicuro manteniamo la linea. Restiamo per la sovranità nazionale, per l’uscita dall’euro e dall’Unione europea, per riportare la Banca centrale italiana sotto il controllo del Ministero del Tesoro in modo che possa acquistare tutti i titoli di debito pubblico italiani senza più collocarli sul mercato. Questa posizione noi la manteniamo e ci rivolgeremo non soltanto agli elettori delusi della Lega, ma anche a quelli del M5S che per esempio si attendono la nazionalizzazione delle autostrade che non arriverà e un reddito di cittadinanza che in fase di attuazione sarà molto diverso da quello promesso da Di Maio”

 

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