Dopo il ritiro di Marco Minniti e la sempre più forte presenza di Nicola Zingaretti come sfidante vincente, Maurizio Martina si rimbocca le maniche e manda ai “suoi” un messaggio: “Al Pd serve l’unita’, non le divisioni, chiedo a tutti di dare un contributo propositivo, ciascuno come può e come vuole. L’importante è costruire l’alternativa a Lega e 5Stelle, due facce dello stesso problema”.
Sa bene che la sfida alla segreteria del Pd è faticosa, e racconta al Corriere della Sera come intende sconfiggere il governo di Salvini e Di Maio.
“Sabato 12 gennaio – ha annunciato Martina – saremo in tante piazze contro una manovra iniqua, sbagliata e pericolosa. Per esibire due bandiere propagandistiche inutili fatte malissimo, come reddito di cittadinanza e Quota 100, si alzano di 7 miliardi le tasse alle famiglie e alle imprese”.
Poi una promessa: “Se toccherà a me svolgere il ruolo di segretario – ha detto Martina -, dopo le primarie faremo subito anche un governo ombra per l’alternativa che coinvolga energie nuove della società. Proporrò il modello Milano in ogni città che andrà al voto alle amministrative di maggio. So come si può fare. Con quello spirito e quella idea di Pd, il centrosinistra può tornare a vincere”.
Peccato che c’è un problema. Beppe Sala, quello del modello Milano, proprio con la chiusura dell’anno abbia mandato al Pd di Martina un messaggio molto preciso: “Ciò che mi urta in questo passaggio è che il Pd è stato troppo lento e alla mia domanda su chi sarà il capolista alle Europee nella mia circoscrizione, la risposta arriverà solo dopo le primarie. È un vantaggio straordinario per gli altri. Se il giudizio sul Pd dovesse vertere sulla velocità delle decisioni, il mio parere sarebbe certamente negativo”.
Capito Martina? Però c’è una speranza, lo ha detto il sindaco, che esclude il “vecchio” tuttavia: “Se il nuovo segretario del Pd sceglierà uomini, donne e contenuti giusti si potrà salvare la baracca, altrimenti saranno gli elettori a far capire che bisogna andare oltre”.