La verità su questa strana rivoluzione, che sembra quella dei garofani portoghesi. Il Venezuela era ancora uno dei pochi paesi estranei all’influenza Usa. E soprattutto un modello residuale di quel socialismo patriottico sud-americano, retaggio delle ideologie guevariste e castriste alla Lula. Quindi, la prima impressione è che il tutto faccia parte di una strategia americana, politica, anzi geopolitica e soprattutto economica.
Ha destato sospetti, infatti, l’immediato appoggio di Trump a Guaidò, un personaggio di terza fila, spuntato quasi dal nulla a interpretare i bisogni e le aspirazioni del suo popolo.
Poi, abbiamo notato la reazione orgogliosa di Maduro, a sua volta appoggiato da Russia e Cina.
E l’Europa, come al solito, sta nel mezzo: oscilla tra due posizioni e chiede libere elezioni, per chiarire i dubbi sulle reali proporzioni delle forze in campo: i fan di Guaidò e quelli di Maduro.
Come, al momento stanno facendo Chiesa ed esercito, in bilico tra indicazioni di massima (più la Chiesa), e tentazioni di lasciare la mano, abbandonando il dittatore (più l’esercito).
Il tema neanche tanto nascosto è il petrolio e il suo controllo. Gli Usa hanno messo le sanzioni alle compagnie Pdsva e Ctgo, e Guaidò ha annunciato proprio ieri che sarebbe in procinto di controllare i beni all’estero di Maduro “per evitare saccheggi ai danni del popolo”.
E dulcis in fundo, ci si sono messi pure gli italiani, specialmente quelli residenti a Caracas, a protestare: “Così Roma non ci aiuta e si dimentica di noi”.
Con questi ingredienti si annuncia la settimana che vedrà altre due manifestazioni “pacifiche” in Venezuela, che al contrario, potrebbero trasformarsi in un bagno di sangue, a meno che Maduro non ceda e accetti di fuggire all’estero, concedendo nuove libere elezioni.
Un duello tra due contendenti dentro un gioco più grande di loro, che per ora, si sta svolgendo a suon di convocazioni di massa e di tweet.
E’ strano però questo insistere sull’oro e i soldi di Maduro all’estero che “devono restare di proprietà del popolo venezuelano”. Ma se gli Usa intendono controllare il petrolio di questo paese, quale prezzo chiederanno al giovane Gauidò, una volta insediatosi?