Bankitalia, parla Rinaldi: “Ecco chi ne mina l’indipendenza”

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L’Unione Europea scende in campo in difesa dell’indipendenza della Banca d’Italia dopo le dichiarazioni dei vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini che hanno auspicato discontinuità nella scelta dei nuovi dirigenti. All’interno dell’Esecutivo è nato un nuovo braccio di ferro con il ministro dell’Economia Giovanni Tria favorevole alla riconferma del vice direttore Luigi Federico Signorini. Salvini nelle ultime ore ha in parte corretto il tiro, riconfermando che la parola finale spetta a Tria. Non la penserebbero così i 5Stelle che dopo la sconfitta in Abruzzo, diversamente dalla Lega, hanno tutto l’interesse ad alzare i toni. Ne abbiamo parlato con l’economista Antonio Maria Rinaldi, animatore del sito Scenari Economici e docente di economia alla Link Campus University.

Salvini e Di Maio hanno chiesto discontinuità nella scelta dei vertici di Bankitalia, ma Tria ha rivendicato come spetti a lui esprimersi sulle nomine. Chi ha ragione?

Penso sia più che legittimo che i due vicepremier, espressione della maggioranza politica che sostiene questo governo, esprimano le loro valutazioni in merito. Sappiamo tutti che negli ultimi anni il sistema bancario italiano è stato oggetto di forti criticità e la Banca d’Italia è l’organo preposto, insieme alla Consob, alla vigilanza sulla regolarità delle procedure poste in essere dagli istituti bancari. Mi pare evidente che qualcosa nei sistemi di controllo non abbia funzionato ed è quindi più che giusto puntare il dito contro chi avrebbe dovuto controllare e non lo ha fatto, o quantomeno lo ha fatto molto male. Poiché la nostra Costituzione stabilisce che il risparmio va tutelato sotto ogni forma, gli auspici di Di Maio e Salvini circa un cambio ai vertici di Bankitalia, sono più che condivisibili”.

Però scusi, a questo punto allora aveva ragione anche Renzi quando un anno e mezzo fa si era opposto alla riconferma di Visco? Gli argomenti non erano gli stessi?

Infatti quella è stata l’unica volta in cui mi sono trovato d’accordo con l’ex premier. D’altronde se esiste una scadenza vuol dire che può essere prevista una riconferma, ma anche una sostituzione. Anzi, il meccanismo della sostituzione è ampiamente previsto ed è stato anche utilizzato in passato. Penso che all’interno della Banca d’Italia non manchino nemmeno le figure capaci di garantire un eccellente ricambio”.  

L’Europa è intervenuta a gamba tesa nella polemica difendendo l’autonomia di Bankitalia. Un’ulteriore conferma dell’esistenza di un asse fra Tria e la Ue in chiave anti Lega e anti-M5S?

L’indipendenza di Bankitalia non è in discussione, anzi il rafforzamento dell’autonomia è in funzione del perseguimento degli obiettivi raggiunti. Non si può affermare che, essendo l’Istituto indipendente, non è possibile sottoporre i suoi vertici a verifica per valutare se abbiano agito nella giusta maniera. Nessuno è perfetto e nessuno è indispensabile o insostituibile. Tutti possiamo essere sostituiti, senza con questo ledere il principio dell’indipendenza. In qualsiasi banca centrale del mondo è previsto un ricambio al vertice”.

L’Europa non la pensa così e ha fatto scudo alla riconferma dell’attuale governance. Perché?

“L’intervento della Ue è una pericolosa mina proprio sull’indipendenza di Bankitalia. Perché se un Istituto è davvero autonomo non ha bisogno della difesa di nessuno. Nel momento in cui l’Europa interviene a supporto di certe decisioni, ci offre la prova provata di come la nostra Banca centrale non sia affatto indipendente come si vorrebbe far credere”.

Tria però si è subito accodato. Questo è casuale?

“Il Ministro ha ribadito l’indipendenza di Bankitalia ma non ha detto che non ci possa essere un ricambio. Sono due piani differenti da mantenere separati. E’ la Ue a fare delle ingerenze inaccettabili”.

Si è di nuovo parlato della possibilità di utilizzare le riserve auree della Banca d’Italia, con Salvini che ha chiesto di certificare la proprietà dell’oro. Come stanno realmente le cose?

“Sono da sempre convinto che le riserve di Bankitalia siano date in deposito, ma non siano di sua proprietà. Non a caso l’ex presidente della Bce Jean-Claude Trichet anni fa chiese espressamente a Romano Prodi se l’oro non fosse in realtà del popolo italiano. Quando è stata fatta la valutazione del patrimonio di Bankitalia per la definizione dell’assetto azionario, quell’asset non è stato conteggiato come valore. La valutazione finale è stata di circa sette miliardi e mezzo, se fosse stato conteggiato anche l’oro sarebbe stata di gran lunga superiore. Il problema è capire dove sta realmente depositato”.

Dove?

“Sappiamo che una parte è conservata nei locali di Via Nazionale, ma molta è sparsa fra la Federal Reserve, la Bce e la Banca d’Inghilterra. Forse Bankitalia dovrebbe essere molto più chiara su questo. L’Istituto di via Nazionale dovrebbe avere in deposito 2452 tonnellate complessive, più del 43% dovrebbe trovarsi negli Usa, il 6% in Svizzera e il 5,76% nel Regno Unito. Un po’ di chiarezza non guasterebbe, visto che in territorio italiano non ci sarebbe rimasta nemmeno la metà. Circa cento tonnellate delle 2452 depositate a Roma sarebbero state inoltre conferite alla Bce. Ecco, i vertici ci dicano con precisione dove materialmente è collocato l’oro”. 

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