Coronavirus e non solo. Quello di ieri è stato un lunedì nerissimo per le borse. Piazza Affari affonda, complice anche l’apertura negativa di Wall Street e chiude a -11,17%. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi tocca sul finale la soglia dei 227 punti base, dopo la chiusura sotto 180 di venerdì scorso, con il rendimento dei decennali italiani che sale oltre l’1,41 per cento. Il Tesoro per tranquillizzare i mercati ha annunciato che si impegnerà “affinché venga approntato in tempi rapidi un pacchetto di misure dell’Unione Europea in coordinamento con l’intera comunità internazionale”. E il sospetto che sia in corso una speculazione finanziaria si sta facendo strada. Ne abbiamo parlato con l’economista ed europarlamentare della Lega Antonio Maria Rinaldi animatore del sito Scenari Economici.
Vede un rischio speculazione sull’Italia ora che è alle prese con l’emergenza coronavirus?
“Certo, in questo momento le capitalizzazioni possono essere molto appetibili e si può fare la spesa a buon mercato. Questo il vero problema”.
Ieri le borse sono crollate. Che sta a significare realmente?
“Che c’è una grande incertezza sia a livello nazionale che internazionale. Molto probabilmente i mercati hanno la percezione di un rischio molto superiore a quello preventivato dai governi. Sanno perfettamente che l’emergenza sanitaria presto o tardi cesserà, ma che gli effetti sull’economia saranno devastanti. La borsa purtroppo è sempre in anticipo su queste previsioni, quindi mi pare normale che affondi”.
Chi è che in questo momento ha interesse a speculare sulle disgrazie dell’Italia?
“Quando ci sono movimenti così ampi e in breve tempo sia in salita che in discesa, chiunque può trovare terreno fertile per speculare”.
Teme che ci possano anche essere speculazioni politiche, ovvero che si possa approfittare della situazione per far passare provvedimenti impopolari, contando sul fatto che l’attenzione dei cittadini è concentrata unicamente sui rischi dell’epidemia?
“Guardi, qui il problema è soltanto uno, ovvero il fatto che questo governo si è dimostrato del tutto impreparato, inefficace ed inefficiente nell’affrontare l’emergenza. Mi pare che questo esecutivo sia totalmente incapace di affrontare situazioni di emergenza. Quello che mi preoccupa è il fatto che si continui a procedere giorno per giorno con dichiarazioni e provvedimenti confusi e contraddittori. Questo penso sia il vero problema”.
Che avrebbe dovuto fare in concreto il governo che invece non ha fatto?
“Sicuramente avrebbe dovuto evitare la politica dei piccoli passi, procedendo a tozzi e bocconi, un giorno rassicurando che tutto era sotto controllo, e il giorno dopo chiudendo mezza Italia. In questo modo ha dimostrato di essere nella confusione totale. Abbiamo visto promulgare decreti che si sono rincorsi l’uno con l’altro, completamente privi di una visione chiara e coerente. Purtroppo, come è sotto gli occhi di tutti, la situazione sta precipitando e non mi sembra che si intravedano prospettive positive all’orizzonte, almeno per ora e nell’immediato. Il capo della Protezione Civile penso debba parlare di meno, perché anche la comunicazione istituzionale non fa che aggravare lo stato di incertezza. Sono certo che una persona come Guido Bertolaso saprebbe gestire molto meglio e con maggiore saggezza l’emergenza”.
Quanto la comunicazione sta pesando sull’andamento dei mercati?
“Moltissimo. La comunicazione è stata deleteria nel farci passare come un Paese di appestati e come gli untori del mondo. Credo che l’aspetto comunicativo sia da rivedere completamente”.
Nelle ultime ore è esplosa una polemica contro l’Europa. Nonostante la situazione, si appresterebbe ad approvare comunque la riforma del Mes, il Meccanismo europeo di Stabilità, che ora più che mai sarebbe devastante per tutti, Italia in primis. Preoccupato?
“Lunedì 16 marzo si riunirà il Consiglio europeo per avviare l’iter di ratifica del Mes. Quindi, se tutti sono d’accordo, partirà il percorso che dovrebbe durare almeno un anno e dovrebbe concludersi con l’approvazione dei parlamenti nazionali. E’ ovvio che io, come molti, sono d’accordo nel chiedere di non procedere con l’avvio del percorso e di sospendere il tutto perché è evidente come, cessata l’emergenza sanitaria, sarà necessario rimboccarsi le maniche e ricostruire il tessuto economico e produttivo. Questi meccanismi automatici in questo momento sono l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Chi vuole approvare il Mes ha soltanto in mente l’obiettivo di salvare una certa tipologia di banche, ovvero quelle a carattere speculativo, chiedendo ai Paesi centinaia di miliardi. Peccato che dal punto di vista sanitario non sia stato tirato fuori un centesimo, anzi si sono costretti gli Stati ad effettuare pesanti tagli proprio nel comparto della sanità con tutte le nefaste conseguenze che oggi, più che mai, stiamo sperimentando sulla nostra pelle”.
Il premier è convinto di poter ottenere massima flessibilità dall’Europa per poter far fronte alla crisi economica provocata dal coronavirus. Pensa che otterrà davvero gli ampi margini che sarebbero stati promessi all’Italia?
“Accadrà quello che è sempre successo in questi casi. L’Europa ci concederà sicuramente un’ampia flessibilità. forse anche oltre i parametri, ma poi ci porrà delle condizioni per ripagare il conto. Anche se il termine potrà sembrare troppo forte, a Bruxelles si comporteranno in pratica come gli usurai. Ci consentiranno di spendere i nostri soldi senza darci alcun aiuto economico, ma come contropartita ci obbligheranno a sottostare a diktat molto stringenti prendendoci letteralmente per il collo. Penso che in questi giorni gli euroburocrati di Bruxelles si stiano leccando i baffi di fronte alla futura prospettiva di poterci tenere in pugno. Ci faranno spendere tutto ciò che vogliamo e ci chiederanno di rinunciare a quella poca sovranità rimasta, magari pretendendo in cambio la cessione dei porti, l’ultimo asset appetibile che ancora ci è consentito di gestire. Speriamo che il nostro governo non accetti troppi ricatti”