Virus docet. Rai, le cose che non dice. Floris, le domande che non fa

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Adesso la preoccupazione di tutti gli osservatori e gli esperti è che inesorabilmente, inevitabilmente, la gente comincerà a mollare.

Già nei momenti più coercitivi, di fronte a una comunicazione (le misure del governo annunciate urbi et orbi a tarda sera), oscillante tra l’autoritario e il liberale, col risultato di essere incomprensibile, gli italiani brillavano per il “fai-da te” anarchico, l’ostinazione a non rinunciare alle proprie libertà inderogabili, irrinunciabili (si leggano vizi, familismo, abitudini, meccanismi consolidati di evasione collettiva, di compensazione), ma anche, va detto, per tanta buona volontà, disciplina; figurarsi ora che l’ordine di scuderia di Conte è tranquillizzare, normalizzare, il popolo.
Inutile quindi, che qualche governatore (oggi ad esempio, Nello Musumeci, presidente della Regione Sicilia), si allarmi. Da giorni Rai, i Tg, specialmente il Tg1 e il Tg3 sembrano aver recepito militarmente la direttiva di Palazzo Chigi.

Fateci caso: non si parla più di morti. La notizia, già assorbita male all’inizio del contagio (le polemiche inutili sulla “fredda” lista della spesa, i numeri quotidiani della Protezione Civile, ritenuti causa di eccessivo allarme e depressione pubblica), adesso è proprio sparita dai titoli e dai servizi. Si coglie a fatica qua e là.
Si enfatizza la diminuzione dei postivi, si enfatizzano i guariti. E i morti, che continuano ad una media che va da 700 a 800 al giorno? Azzerati.

Ve la diamo noi, a ieri, i positivi totali sono stati 110.574, i morti: 13.155. Cioè l’11%.
Parliamoci chiaro, le istituzioni per definizione, devono gestire le crisi, non accelerare, favorire l’isteria e la drammatizzazione, ma negare l’evidenza con interpretazioni ideologiche o negare del tutto, è troppo.
Una strategia, del resto, non nuova. La questione “non dei morti per”, ma “dei morti con”, è stata finora, il tentativo di narcotizzare la paura: costruendo una narrazione mirata a relativizzare la mattanza degli anziani, i quali avendo altre patologie (il messaggio che è passato), potevano pure morire. Ma il dato si è complicato quando i cittadini hanno cominciato a vedere che a morire erano pure i meno anziani e i giovani. Mentre bisognava approfondire un concetto, l’unico oggettivo: se non ci fosse stato il Coronavirus quegli anziani sarebbero morti ugualmente?

Da questa settimana, come detto, si ignora totalmente la notizia.
Virus-docet: i decessi non possono essere trattati come merce propagandistica. Con opposte operazioni: prima impaurire la gente e poi una volta ottenuto l’isolamento, rassicurarla. Le vittime del virus non valgono a giorni alterni. E non c’entrano con la politica, ma con l’umanità e il diritto alla salute.

Passiamo a DiMartedì. Floris, nonostante si comprenda quali legittime posizioni abbia, svolge il suo lavoro con grande professionalità e passione. Ma l’ultima puntata ci ha lasciato perplessi. Ci riferiamo alla dotta esposizione di Barbara Gallavotti, biologa, editorialista del Messaggero e divulgatrice scientifica.

Di fronte ai suoi argomenti sarebbe stato utile approfondire, con altre domande. Che non sono state fatte. La Gallavotti, da competente, ha detto che nel mondo ci sono centinaia di laboratori che studiano i virus, ha ricordato che il laboratorio di Wuhan, dove secondo scienziati cinesi sarebbe partito il Coronavirus, fino a qualche anno fa è stato pagato anche dagli Usa; ha ribadito che questo Corona, non è un incidente da laboratorio (lì si è prodotto solo un altro Supervirus), ma, come altri contagi devastanti per l’uomo tipo la Sars, Ebola, l’Aids, è frutto della natura, riguarda, sempre loro, i pipistrelli; ma nel contempo non ha la certezza che comunque qualche cosa possa scappare dalle suddette strutture. E infine ci ha definitivamente “rassicurato”, parlando di studi scientifici che saranno fatti sui virus di Marte.

Giovanni Floris, quanto meno per curiosità giornalistica e anche per evitare le strumentalizzazioni dei complottisti, avrebbe dovuto chiedere quanto segue, o almeno un parere:
1) Se certi centri sono cofinanziati dagli Usa, come si spiegano poi, le guerre commerciali Usa-Cina? La geo-economia e la geo-politica, evidentemente non è come la raccontano in tv e i grandi della terra. Qualcosa si è rotto, a livello scientifico, tra le due potenze e perché?

2) Se il 90% dei virus è frutto di contagio naturale, questi centri, dati alla mano, servono a poco?

3) C’è il sospetto che i tanti laboratori segreti o ufficiali, sparsi ovunque, servano anche ad altro, perfino a gestire guerre batteriologiche? E’ noto che ci sia ancora un equilibrio bellico del terrore tra superpotenze ed ex-superpotenze. Ci riferiamo agli investimenti militari o agli investimenti sul nucleare. E gli scenari preoccupanti in tal senso non mancano: basti pensare alle polemiche sul nucleare iraniano o alle recenti manovre Nato annunciate e rimandate in Europa, che avevano previsto soldati senza mascherina.

4) Infine, una chicca: se gli abitanti di Marte, ammesso che ci siano stati, secondo alcune teorie, sono morti a causa di un terribile virus, che facciamo, lo studiamo e ce lo portiano sulla terra?
Virus-docet. Domande naturalmente libere, ognuno esercita la professione come vuole. Ma visto che la Gallavotti aveva stuzzicato l’appetito con le sue argomentazioni, avrebbe potuto rispondere da esperta.

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